L'ANALISI
06 Maggio 2016 - 21:07
BRESCIA - «Hanno scelto di avvelenare la verità e hanno finito per avvelenare l’acqua». Nell’aula Agostino Pianta del Palagiustizia Zanardelli di Brescia, la frase pronunciata dall’avvocato Alessio Romanelli scuote i giudici della corte d’assise d’appello, davanti ai quali, venerdì 6 maggio, si è tenuta la seconda udienza del caso Tamoil: il processo (con rito abbreviato) sull’inquinamento della falda e che vede imputati cinque manager della società petrolifera, nei cui confronti il sostituto Procuratore generale, Manuela Fasolato, il 29 aprile scorso ha chiesto la condanna a pene severe per il grave reato di avvelenamento delle acque in concorso con il disastro ambientale doloso: 8 anni e 4 mesi di reclusione per Enrico Gilberti, 7 anni e 4 mesi per Giuliano Guerrino Billi, 7 anni e 2 mesi a testa per Pierluigi Colombo e Mohamed Saleh Abulaiha e 7 anni e 1 mese per Ness Yammine.
Alessio Romanelli è l’avvocato di parte civile che al processo bis rappresenta il Comune. Lui, alle 18,30, chiude il lungo venerdì dedicato gli interventi dei sei legali dell’affollato fronte delle parti civili: oltre al Comune, il Dopolavoro Ferroviario (1800 soci effettivi), alcuni soci delle canottieri Bissolati e Flora e Legambiente.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris