L'ANALISI
06 Aprile 2016 - 09:15
L'interno del Rifugio del cane di via Casello
CREMONA - Il Rifugio del cane di via Casello, tra la tangenziale e via Sesto, passa di mano tra le polemiche e i veleni. Il botta e risposta in consiglio comunale, con la tensione salita subito alle stelle, tra l’assessore comunale Alessia Manfredini e il capogruppo della Lega Nord, Alessandro Carpani, potrebbe essere soltanto l’inizio. Per la struttura al centro dell’indagine per uccisioni di cani e per esercizio abusivo della professione veterinaria, sfociata nella condanna in primo grado di Cheti Nin e di due volontarie, tutte dell’Associazione Zoofili Cremonesi, la virata risale all’estate scorsa, quando la Società Panificio Cremona Italia, con sede a Grontardo e con socio unico Stefano Allegri, il figlio della Nin (è socio dell’associazione e partecipa ai consigli), fa un’offerta per l’acquisto della struttura di via Casello. Il Comune è pronto a cederla e appena arriva quella proposta di acquisto, come previsto dalle norme, si apre la gara. Nessuno si presenta e l’azienda di Grontardo vince. Detto per inciso, il precedente consiglio direttivo dell’Associazione Zoofili Cremonesi era contrario a quell’epilogo.
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