L'ANALISI
26 Marzo 2016 - 08:31
Il 34enne Domenico C. e l'ingresso di corso Mazzini
CREMONA - La sera di martedì primo marzo, in corso Mazzini, all’uscita dalla palestra dove lavora come istruttore di fitness lo avevano prima accerchiato e poi massacrato di botte: 25 giorni di prognosi per un trauma cranico facciale con frattura della piramide nasale e della parete anteriore del seno mascellare sinistro e per lesioni toraciche. E l’avevano fatto, almeno stando alla versione di Domenico C., il 34enne vittima di quel pestaggio brutale, per omofobia. Brutta storia. Su cui, adesso, la polizia ha chiuso le indagini. E chiudendole, sulla base delle testimonianze e degli elementi raccolti dalla squadra volante, oltre che vagliando alcune immagini registrate dalle telecamere puntate su quella porzione di centro e poi valutate dagli specialisti della mobile, ha di fatto accolto la ricostruzione dell’omosessuale originario di Palermo ma da anni residente in città: l’accusa formulata a carico di uno degli aggressori, il 32enne tunisino A.H., anche lui regolarmente residente a Cremona e con la fedina penale già macchiata da qualche piccolo precedente, è infatti di ‘lesioni personali aggravate dal movente della discriminazione sessuale’. Questa è l’ipotesi di reato che si troverà a dover vagliare la procura. Ma che potrebbe anche non reggere.
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