L'ANALISI
09 Marzo 2016 - 20:46
Il materiale sequestrato dall’Arma nella casa dei fratelli Salerno
GADESCO — Una laurea in Chimica e Biologia, la mattina professore di matematica alle medie, amministratore di condominio il pomeriggio, quando venne arrestato per detenzione di cocaina ‘raffinata’ nella sua casa di Gadesco per essere poi spacciata, Antonio Salerno, 47 anni, si giustificò così: «Il laboratorio serviva a mostrare alcuni esperimenti agli studenti». Allora, non gli credette il gip, Pierpalo Beluzzi che lo interrogò in carcere e lo tenne in cella. Non gli ha creduto nemmeno il gup, Letizia Platè, che al termine del processo con rito abbreviato, ha condannato il professore (dallo scorso giugno ai domiciliari) a 4 anni di reclusione, la pena che aveva chiesto il pm Carlotta Bernardini. Ercole Salerno, 55 anni, fratello del professore, tuttora in carcere, ha invece patteggiato tre anni, otto mesi e venti giorni di reclusione.
Originari di Cutro, i due fratelli Salerno (difesi dall’avvocato Gentian Alimadhi) finirono in manette il 26 maggio dello scorso anno, nell’ambito dell’operazione Aemilia contro la ‘ndrangheta in Emilia Romagna. All’alba, i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), in collaborazione con i colleghi di Vescovato, fecero un blitz nell’ appartamento isolato di Gadesco dei fratelli Salerno. Qui scoprirono e sequestrarono un vero e proprio laboratorio per la raffinazione e lo smercio di cocaina pura che arrivava, via posta, dalla Colombia. Sotto sequestro finirono due etti di droga già raffinata, prodotti chimici, bilancini, alambicchi e strumenti per il confezionamento.
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