L'ANALISI
05 Marzo 2016 - 09:25
Cesare Chiodelli e l'auto sulla quale hanno trovato la morte Adam, Junior, Davide e Ade
CREMONA - Una battaglia vinta, anche se il dolore resta. Dopo nove anni segnati dai ricordi, dall’impegno, da una fermezza che non è mai venuta meno e che ha lavorato su molti dei politici che hanno seguito un iter legislativo infinito, Cesare Chiodelli, il padre di Davide, uno dei quattro ragazzi morti nello schianto del 28 giugno 2007 a Castelvetro Piacentino, provocato da un romeno risultato positivo all’alcol test (tasso tre volte oltre il limite), tocca qualcosa di concreto: l’omicidio stradale è diventato legge. Un reato specifico. Il sì definitivo, al Senato, è arrivato con la fiducia messa dal governo. Per la prima volta in Italia la violazione del codice della strada che comporta lesioni gravi o decessi, va oltre le sanzioni amministrative e la gamma dei reati colposi. Per chi azzarda, per chi è ‘sballato’, per chi non pensa quel che potrebbe accadere mentre pigia sull’acceleratore, si aprono le porte del carcere, se quel comportamento ferisce o uccide. Sono previsti fino a vent’anni di detenzione; arresto obbligatorio in flagranza; pene più dure per i ‘pirati’ e per chi guida sotto l’effetto di alcol e droga. Per molti anni i Chioidelli, le altre famiglie colpite dalla strage di Castelvetro, ma anche la gran parte delle migliaia di amici di Adam, Junior, Davide e , che avevano tra i 17 e 21 anni, hanno fatto la loro parte, in ogni sede, per arrivare a questa soluzione.
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