L'ANALISI
20 Gennaio 2016 - 16:23
Gilberto Salmoni, Roberta Balzarini e Ilde Bottoli
CREMONA – Mentre ripercorre il periodo della prigionia nel campo di concentramento di Buchenwald – dalla cattura per mano della milizia repubblichina fino alla liberazione – Gilberto Salmoni usa un tono asciutto, quasi mite. Non perché la mostruosa esperienza vissuta nel lager non abbia lasciato cicatrici profondissime (nell’animo, prima che nel corpo), ma perché il tempo ha trasformato il dolore in storia vivente. Di più: in una lezione indelebile che, nelle parole del reduce genovese, suona come un racconto al limite del documentaristico. Alla platea degli studenti cremonesi – circa 500, riuniti mercoledì 20 gennaio nell’aula magna dell’Itis Torriani per l’incontro organizzato dalla Rete scuole superiori della provincia di Cremona coordinata da Ilde Bottoli e rappresentata sul palco dalla dirigente del liceo Vida Roberta Balzarini – l’87enne di famiglia ebraica sopravvissuto allo sterminio nazista si rivolge come ai propri nipoti, con voce affabile e sguardo fermo.
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