L'ANALISI
09 Dicembre 2015 - 08:30
CREMONA - Più se ne parla in termini di obiettivo sensibile, più si presenta sguarnito. L’ospedale Maggiore vive un paradosso che non sfugge a chi in quel presidio medico lavora e a chi lo frequenta per questioni di salute o per assistere un congiunto. Soprattutto ora che le cronache — vedi l’attacco avvenuto l’altro giorno a un centro per disabili della città californiana di San Bernardino — mostrano come anche un centro sanitario possa diventare un obiettivo.
I numeri sono spietati, come le lamentele di chi, ogni giorno, all’esterno della struttura, deve superare la barriera di otto, dieci extracee, tutti parcheggiatori o venditori abusivi che passano dall’invadenza alla questua molesta e, a volte, sconfinano negli insulti, anche nei confronti di persone anziane che vivono situazioni difficili. Una cosa odiosa. Nel 2006 — ben prima dell’allarme terrorismo legato Isis, che minaccia apertamente i paesi europei, Italia inclusa — all’ospedale Maggiore (una città nella città con tre-quattromila persone presenti ogni giorno tra dipendenti, malati e visitatori) erano operative otto guardie ospedaliere alle quali si aggiungevano i due agenti del posto di polizia. Oggi il posto di polizia non esiste più e le guardie sono soltanto tre. Viene garantita una presenza certa e continua soltanto nelle ore pomeridiane. Spesso, per molte ore della giornata, non c’è alcun uomo in divisa. Tutto questo mentre in portineria sono rimaste tre unità contro le dieci in servizio alcuni anni fa.
Stessa sorte per la stazione ferroviaria. Il presidio Polfer andrà ad esaurimento. Unità dimezzate in pochi anni malgrado la rilevanza del luogo e il transito quotidiano di migliaia di persone.
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