L'ANALISI
04 Dicembre 2015 - 08:24
L'icona della popolare applicazione Whatsapp
CREMONA - L’«altra» scuola corre sui social network e si porta dietro un mare di veleni. Volano insulti, calunnie, minacce, frasi pesanti che mettono in difficoltà i ragazzi presi di mira, che spesso si ritrovano isolati.
E’ diventato un caso, nelle scuole medie e tra gli studenti più giovani di alcune secondarie di Cremona, l’uso maldestro che tanti, troppi alunni fanno di WhatsApp, il ‘social’ che va per la maggiore in quella fascia di età. Il fenomeno è in costante aumento.
Se ne parla nei consigli di istituto. I docenti, in classe, devono fare i conti con le liti innescate dagli insulti sulla rete. Ne parlano i genitori, sconcertati. Sempre più coinvolte anche le forze dell’ordine. Basta vedere il crescendo di denunce. L’ultimo fronte è quello delle foto rubate, a volte negli spogliatoi, e postate con commenti fuori luogo. Una ragazza che si cambia diventa una ‘spogliarellista’ e via di questo passo.
«I ragazzi sono molto bravi a utilizzare le nuove tecnologie ma non si rendono conto che tutto quello che viene reso pubblico può avere una rilevanza penale», continua a ripetere l’ispettore Alberto Casarotti, che guida la polizia postale e delle telecomunicazioni di Cremona.
Il problema del momento, in città, sono le ricadute del ‘bullismo da tastiera’. Succede sempre più di frequente che in classe si assista a litigi, situazioni di tensione e alunni che sbottano per questioni nate dai messaggi su WhatsApp. La conferma arriva da Paola Cattenati, responsabile del Centro riabilitazione infanzia adolescenza famiglia (Criaf), che conosce a fondo la realtà cremonese. «I docenti sono molto preoccupati. I ragazzi subiscono di nascosto. Soffrono molto. Si tratta di situazioni alle quali stiamo molto attenti, anche grazie alla collaborazione dei docenti. Insieme all’Ufficio scolastico territoriale, abbiamo varato un corso di formazione su bullismo e cyberbullismo, che si svolge al ‘Vacchelli’, per settanta professori. Altri seicento docenti, in tutta la provincia, hanno seguito iniziative analoghe negli ultimi anni. E adesso inizieremo percorsi con i genitori insieme a Fondazione comunitaria e Diocesi».
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