L'ANALISI
11 Ottobre 2015 - 09:34
Gabriele Galli nell'armeria
CREMONA - Sono i carabinieri del Comando provinciale ad occuparsi, a livello locale, delle indagini sulla pistola che ha ucciso, il 17 marzo scorso a Pordenone, Trifone Ragone e Teresa Costanza. Ed è un’inchiesta serrata, quella condotta dai militari fra città e provincia in stretta collaborazione con i colleghi e la procura della Repubblica friulana. Non si perde tempo perché, appurato come la semiautomatica Beretta calibro 7,65 sia stata venduta dall’Armeria Galli nel 1922, potrebbero emergere proprio nel Cremonese elementi significativi, se non proprio determinanti, per ricostruire a ritroso nel tempo la storia dell’arma, rimasta micidiale a oltre novant’anni dalla sua commercializzazione.
Il riserbo è massimo ma di sicuro, chiarito come gli archivi dello storico negozio di corso Mazzini si fermino al 1938 e non siano quindi in grado di fornire risposte su chi ha comprato il revolver, si stanno cercando riscontri tra i faldoni delle caserme dell’Arma, nel capoluogo e in tutti i paesi. Lo si fa seguendo una convinzione che ovviamente, per ora e in attesa di sviluppi, ha valore di semplice ipotesi: considerando come la Beretta — brevetto 1915/1919 e modello 1922, all’origine brunita e poi riverniciata senza però cancellare il numero di matricola — sia stata venduta in piena epoca fascista, si ritiene inverosimile un affare concluso sottobanco e si pensa possa invece essere finita nelle mani di qualche militare dell’epoca. «E’ possibile possa essere proprio successo così — ha riferito Gabriele Galli, titolare dell’armeria balzato suo malgrado agli onori della cronaca — ma purtroppo non ho testimonianza archiviata di quell’atto compiuto dal mio bisnonno. Suppongo che comunque debba essere rimasta traccia dell’acquisto, magari in qualche caserma o in questura».
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