L'ANALISI
27 Agosto 2015 - 12:45
Un agente della Dia
CREMONA - Chiuse le indagini sul secondo filone di inchiesta solo quattro giorni fa, la Direzione distrettuale antimafia di Bologna ha formalizzato giovedì 27 agosto le richieste di rinvio a giudizio per i coinvolti nell’operazione Aemilia, il blitz con cui, lo scorso gennaio, i carabinieri hanno chiuso il cerchio intorno a presunti affiliati alla ‘Ndrangheta calabrese attivi fra Lombardia ed Emilia e, in particolare, anche fra Cremona, il Cremonese e la Bassa Piacentina, nello specifico tra Castelvetro e Monticelli d’Ongina. I pubblici ministeri Marco Mescolini, Beatrice Ronchi ed Enrico Cieri, con il visto del procuratore aggiunto reggente coordinatore della Dda, Massimiliano Serpi, hanno domandato il processo per 219 persone e, rispetto agli avvisi di fine giugno, sono state stralciate cinque posizioni per un vizio di notifica. Per tutti gli altri, si avvicina il maxi processo: gli spazi fieristici del capoluogo emiliano trasformati in aula per la prima, grande, resa dei conti giudiziaria con la mafia del nord. Alla sbarra la criminalità organizzata che ha allungato i suoi tentacoli in Pianura Padana. E’ proprio lì, nei territori a cavallo del Po, lungo una sponda e sull’altra, che secondo l’accusa avrebbe saputo ramificarsi, e radicarsi negli anni, dai primi Novanta in poi, il sodalizio ritenuto direttamente collegato alla cosca Grande Aracri di Cutro (Crotone) e al suo boss indiscusso, Nicolino. Nel mirino, la gestione e il controllo di attività economiche e appalti pubblici e privati.
Leggi di più su La Provincia di venerdì 28 agosto 2015
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris