L'ANALISI
15 Giugno 2015 - 19:07
Spesa al supermercato
CREMONA - A processo per un roast beef del valore di 16 euro e rotti. Lei, l’imputata, una cliente insospettabile di 65 anni, sostiene di averlo dimenticato nel carrello, senza farlo passare dalla cassa del supermercato (dove continua a comprare). Una svista. L’accusa, invece, è stata di altro avviso. Il pm onorario, Silvia Manfredi, convinta che il reato fosse stato commesso, lo ha fatto rientrare tra quelli indicati da una nuova norma, la 131 bis, in vigore da aprile, che prevede la non punibilità per la particolare «tenuità dell’offesa» (si applica ai reati per i quali è prevista la sola pena pecuniaria o la detenzione non oltre i 5 anni). Ma l’avvocato difensore, Davide Lacchini, certo dell’innocenza della sua assistita, non se l’è sentita di chiuderla a quel modo: ha ribadito che la donna non ha commesso alcun reato e questo ha portato diritto al processo, che sarà celebrato a febbraio. E’ quanto accaduto nella mattinata di lunedì 15 giugno in tribunale, durante l’udienza che ha attirato le attenzioni proprio per il probabile debutto della nuova normativa (cosa che poi, come detto, non è avvenuta). «La mia cliente — ha spiegato l’avvocato Lacchini, dopo aver spiegato che tutto il resto della spesa era stato regolarmente pagato — è una donna rispettabile, di buona famiglia, incensurata. Addosso non le hanno trovato refurtiva o altro. Che senso avrebbe avuto rubare un roast beef ? Semplicemente non si è accorta che era rimasto nel carrello. Una cosa che potrebbe capitare a chiunque».
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