L'ANALISI
27 Maggio 2015 - 14:21
La conferenza stampa dei carabinieri
GADESCO - Non solo 200 grammi di cocaina purissima divisa in ‘medaglioni’ da 10 grammi l’uno, ma anche grandi quantitativi di sostanze da taglio: circa 200 grammi di benzocaina, 475 grammi di caffeina e 900 grammi di mannitolo. I carabinieri della compagnia di Fiorenzuola li hanno trovati fra il laboratorio-raffineria di Gadesco, dove i fratelli Salerno tagliavano e confezionavano lo stupefacente, e un’abitazione popolare di Costa Sant’Abramo nella quale risiedeva uno dei due. Nella mattinata di mercoledì 27 maggio, al comando provinciale dei carabinieri di Piacenza, sono stati forniti tutti i dettagli sul blitz di martedì 26, terminato con l’arresto di Antonio ed Ercole Salerno accusati di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. A spiegare l’attività dei cutresi sono stati il comandante della compagnia di Fiorenzuola, capitano Emanuele Leuzzi, e il comandante del nucleo investigativo della Val d’Arda, maresciallo Camillo Calì. Non hanno nascosto che le indagini non sono certo terminate: nelle due abitazioni sono stati trovati documenti che riconducono i fratelli Salerno ad alcuni soggetti già implicati nella maxioperazione ‘Aemilia’, incentrata sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta fra le province di Piacenza, Cremona, Parma. In particolare, ci sarebbero legami fra i due e l’ex poliziotto della stradale di Cremona Maurizio Cavedo, che si trova attualmente in carcere a Caracas dopo che ha cercato di lasciare il Sud America con 13 kg di cocaina. Di certo il giro dei fratelli Salerno, che avevano allestito il laboratorio da almeno un mese, era ampio. E per preparare la cocaina, con un metodo di taglio definito innovativo dagli inquirenti, venivano sfruttate le conoscenze di Antonio Salerno. Infatti il 47enne insegnava matematica e scienze alle medie di Pieve San Giacomo.
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