Menghi, Massari, Bonacini, Guarneri, Pinotti e Bianchessi
RIVOLTA D’ADDA - L’aggregazione dei produttori di latte è l’unica via per evitare che, dall’aprile 2015, quando l’attuale regime di quote finirà, rischino di sparire centinaia di allevamenti con la conseguente perdita di posti di lavoro. E’ il messaggio, forte e chiaro, lanciato dai vertici cremaschi della Libera Agricoltori agli allevatori del territorio nel corso del convegno che si è tenuto mercoledì sera nella sala conferenze della Banca Popolare di Lodi.
Aggregare gli allevatori nelle cosiddette ‘Op’ (Organizzaioni di prodotto), significa "aver maggior potere contrattuale nei confronti della grande distribuzione quando si decide il prezzo del latte - ha spiegato il vicepresidente vicario della Libera Maria Ausilia Bianchessi -. Da solo un allevatore cosa ottiene? Grazie alla Regione abbiamo gli strumenti legislativi che ci consentono questo passo. Negli ultimi tre anni, come Confagricoltura, abbiamo dato un totale e incondizionato mandato ai nostri vertici di sedersi al tavolo della trattativa. Questa è già una forma di aggregazione importante ed è su questa linea che dobbiamo agire. Altrimenti, c’è il rischio che da qui al 2020 rimangano solo i produttori più forti, non necessariamente i migliori. L’unico modo per mantenere la qualità dei nostri allevamenti è aggregarci. Anni fa, nel Cremasco, decidemmo di non associarci in cooperative. Adesso dobbiamo sfruttare le occasioni delle Organizzazioni di prodotto".
"E il momento della svolta - ha sintetizzato il presidente dell'Associazione Giovani Allevatori Giorgio Guarneri -. In vista della fine del regime di quote latte l’aggregazione dei produttori è fondamentale. Da soli il prezzo non si tratta, si subisce, a maggior ragione nel Cremasco dove la cooperazione è meno presente rispetto alla fascia del Cremonese. La nuova Politica agricola comunitaria privilegerà le 'Op' nella prelazione per la concessione dei contributi".
Infine, l’assessore provinciale all' Agricoltura Gianluca Pinotti: "L’aggregazione è l’ultima opportunità che ci resta. C’è un dato, a livello Cremasco, che fa capire quale sia la situazione di difficoltà per i produttori nel contrattare il prezzo del latte con la grande distribuzione. Solo il 47% degli allevatori del territorio che conferiscono il latte ha un contratto. Di questi solo il 50% conosce il prezzo che gli viene pagato. Le prospettive, secondo nostri studi, sono che chi si aggregherà nei prossimi anni, attraverso società o cooperative, accrescerà il numero dei capi e la superficie dell’azienda, chi rimarrà da solo chiuderà".