L'ANALISI
10 Maggio 2015 - 10:12
CREMONA - I soldi per le spese minute, il ‘pocket money’ (dai due ai tre euro al giorno, non oltre i 15 a settimana), usati per le puntate. Per lo più scommesse sul calcio, ma anche ‘Gratta&Vinci’ e, quando possibile, anche qualche giocata sui siti internet che emulano le attrazioni di un casinò. Anche a Cremona una quota di migranti arrivati negli ultimi mesi dall’Africa, dopo le traversate del Mediterraneo in condizioni disperate, non ha resistito alla tentazione del gioco. E’ tutto lecito, ci mancherebbe. Le cifre sono esigue. Nessuno rischia di rovinarsi. Ma è l’aspetto morale, qui, a pesare come un macigno.
Tra le mille polemiche che accompagnano l’accoglienza dei richiedenti asilo, con un numero crescente di cremonesi alle prese, ormai da anni, con una crisi nera, vedere anche soltanto un euro di quelli messi a disposizione dei richiedenti asilo finire nel gioco lascia l’amaro in bocca. Anche perché pare che dai primi, sparuti casi, ora la tendenza a varcare la soglia delle sale scommesse si sia consolidata, in particolare tra i migranti più giovani. Infatti la cosa non è passata inosservata ad alcuni frequentatori abituali delle sale scommesse.
Un’opera di dissuasione importante, affiancata a quella dell’assistenza, puntuale, 24 ore al giorno, può farla su questo fronte don Antonio Pezzetti, responsabile della Casa dell’Accoglienza, la struttura che ospita la gran parte dei migranti che arrivano in provincia. Le raccomandazioni di don Pezzetti non mancano, ma serve qualcosa di più.
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