L'ANALISI
28 Aprile 2015 - 16:02
CREMONA - Torna di pressante attualità il tema della presenza di amianto. I dati diffusi dalla sezione cremonese di Ona (Osservatorio Nazionale Amianto Onlus) - in occasione della giornata mondiale per ricordare le vittime dell'amianto che cade il 28 aprile - sono allarmanti. Tra i siti censiti al 31 marzo 2015 - si legge nel rapporto - risultano 13.000 strutture comprensive di edifici pubblici, privati e industriali, con effettiva presenza di amianto.
Il coordinatore di ONA Cremona Danilo Dilda è indignato poiché “a distanza di quasi 30 anni nulla o poco è stato fatto, dato che a Cremona e Provincia come in molte altre città d’Italia, sono registrate 60 scuole con massiccia presenza di amianto. Un’esempio: a Cremona Centro, diverse scuole tra comunali e statali sono state censite con stime che variano dalle 10 alle 24 tonnellate di amianto, verosimilmente a copertura dei tetti o altre forme, che gli enti competenti di tutti i livelli sono tenuti a localizzare e monitorare. A Crema si riscontra una scuola con 3000 mq di fibro-cemento contenente amianto. Il tutto è consultabile sul sito dell’ASL Cremona ove è stato recentemente caricato un file di tutti i censimenti riguardanti la Provincia. Esistono peraltro leggi dello stato come la 257/92 e leggi regionali come la 17/2003 (P.R.A.L. LOMBARDIA) che bandiscono l’asbesto da ogni ambiente,ma sembrano leggi fantasma poiché non vi è un authority che obblighi alla bonifica anche se è prevista l’erogazione di fondi per la realizzazione della medesima. Si calcola che in tutta Italia siano circa 350.000 i bambini a rischio di esposizione a fibre di amianto, e circa 50.000 dipendenti tra personale docente e non docente”.
Il vice coordinatore Ivano Bonoldi che da diverso tempo aderisce alle lotte dell’Ona, sostiene: “Nonostante da anni mi occupi di segnalare siti contaminati nel tentativo di sensibilizzare le autorità ad una maggiore attenzione verso il tema dell’amianto nei luoghi di vita e di lavoro, si riscontrano ancora pochi interventi efficaci per evitare l’esposizione alla cittadinanza; in sostanza occorre bonificare, e per fare ciò bisogna chiedere fondi a tutti i responsabili della salute dei cittadini,a partire dai comuni fino allo Stato centrale”.
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