L'ANALISI
20 Aprile 2015 - 21:26
CREMONA - Sembra davvero non avere fine la spirale di tensione e violenza che caratterizza ormai da mesi il carcere di Cremona, da tempo al centro di eventi critici e delle critiche sindacali del Sappe, l’organizzazione più rappresentativa dei baschi azzurri.
«Questa mattina (lunedì 20 aprile, ndr) — si legge nella nota diffusa dal segretario generale del Sappe, Donato Capece — un detenuto straniero si è ferito. Il tempestivo intervento degli agenti di servizio ha impedito che la situazione degenerasse. A seguire si sono rese necessarie le cure dell’uomo presso l’infermeria, ma non è finita lì. Lo stesso detenuto, rientrato in cella, ha dato fuoco a quel che aveva nella sua camera detentiva. Poteva essere una strage. Fiamme e fumo hanno invaso la cella e la sezione, ma proprio il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari ha scongiurato conseguenze drammatiche. Il fumo era denso e pericoloso, tale da determinare anche grida di allarme da parte degli altri detenuti, e i poliziotti sono stati eroici nel loro comportamento. Si è reso necessario far evacuare la sezione detentiva. Cinque poliziotti sono rimasti intossicati e sono dovuti ricorrere alle cure ospedaliere. Poteva essere una tragedia, sventata dal tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari di servizio nel Reparto e dal successivo supporto dei loro colleghi. Sono stati momenti di grande tensione. Sono stati bravi i poliziotti a intervenire tempestivamente, con professionalità, capacità e competenza».
Secondo Capece, «questo gravissimo episodio è sintomatico di una tensione detentiva che noi denunciamo da tempo. Da mesi segnaliamo le criticità interne al carcere, dove evidentemente la situazione sembra sfuggire di mano a direttore e comandante del reparto di polizia penitenziaria, che evidentemente hanno improntato una organizzazione del lavoro e una quotidianità penitenziaria fallimentare sotto il punto di vista della sicurezza e della rieducazione trattamentale».
Il Sappe torna così a chiedere, «nell’indifferenza dell’amministrazione penitenziaria, una ispezione ministeriale e l’allontanamento da Cremona di direttore e comandante della polizia penitenziaria». Nel 2014 — ricorda Capece — nella casa circondariale di Cremona si è registrato un numero di atti di autolesionismo (120) maggiore di quelli del penitenziario di Milano San Vittore (46), che però ha quasi il triplo dei detenuti. «Le responsabilità di direttore e comandante per quel che da mesi avviene in carcere a Cremona mi sembrano palesi e mi sorprende — conclude Capece — che l’amministrazione penitenziaria non adotti adeguati provvedimenti».
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