L'ANALISI
21 Marzo 2015 - 11:08
CREMONA - Un pensionato di 84 anni, affetto dall’Alzheimer, è stato condannato a pagare 11.250 euro per il furto di una confezione di salsicce di 1,76 euro. Per il momento l’anziano non ha saldato il suo conto. «Soffriva di vuoti di memoria e di stati confusionali dal 2009, prima, quindi, della questione della salsiccia», assicura la figlia.
E’ «una vicenda paradossale», coma la definisce l’avvocato della famiglia Marialuisa D’Ambrosio, quella che comincia il 23 giugno 2010. Quel giorno l’anziano è entrato in un supermercato della città e all’uscita è stato fermato e trovato in possesso della refurtiva. Le guardie giurate, come è prassi, hanno informato la magistratura. Si è messo in moto il meccanismo che, nell’aprile 2013 (tre anni dopo l’accaduto), ha portato al pronuciamento del verdetto: l’uomo è stato condannato per «aver tratto profitto impossessandosi» della merce «con l’aggravante della destrezza perché l’ha occultata nei pantaloni». In una tasca. Pena prevista 45 giorni di carcere, tramutati in pena pecuniaria di 11.250 euro, più una multa di 45.
Ricevuto il decreto, la figlia dell’uomo, si è presentata in Tribunale per avere copia degli atti ma sostiene che non si trovava nulla. Forse è anche per questo che ha deciso di lasciar perdere. Il caso si è riaperto qualche giorno fa quando la donna, recatasi dall’avvocato d’Ambrosio per altre questioni personali, le ha parlato anche di quell’episodio ormai lontano e del padre malato. Ma è troppo tardi perché nel frattempo la sentenza è passata in giudicato. «Ho rimproverato la mia cliente per la sua negligenza e le ho chiesto perché avesse tenuto sul comodino l’incartamento invece di difendere suo padre: c’erano tutti margini per farlo», commenta il legale. Dopo il rimbrotto per la leggerezza, la denuncia. «Posto, ci tengo a sottolinearlo, che il procedimento è corretto e che stavolta non si tratta di un caso di malagiustizia, balza all’occhio la grandissima sproporzione tra il crimine commesso e la pena comminata. Reati come questo sono perseguibili d’ufficio mentre altri ben più gravi lo sono solo su querela. C’è da rimanere di stucco di fronte a una giustizia che ha aspetti draconiani nell’applicare con rigore il codice e che invece è indulgente quando servirebbe severità».
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