L'ANALISI
18 Marzo 2015 - 19:36
Roberto Bonezzi e Giampiero Labbate
CREMONA - Il giudice: «Vuole rendere l’esame?». «Ne sono felicissimo». ‘Felicissimo’ Giampiero Labbate, 61 anni, l’ex dipendente del Monte dei Paschi che davanti al giudice di pace, Gaetano Lecce, mercoledì 18 marzo ha spiegato perché il 15 giugno del 2009 lanciò uova e olio contro le vetrate della banca, agenzia di corso Vittorio Emanuele II, un imbrattamento che gli costerà la condanna a 50 euro di multa.
In aula Labbate è arrivato in compagnia di Roberto Bonezzi, del M5S, delegato dall’assemblea dei pentastellati a seguire «il caso Labbate», perché «il Movimento si muove in difesa delle persone in difficoltà. Per Labbate non c’è stata giustizia Sono qui come testimone silenzioso per vedere che cosa accade». E’ accaduto che Labbate non si è difeso dall’accusa di imbrattamento, «visto che mi sono autodenunciato per questo episodio alle forze dell’ordine, come ho sempre fatto anche negli altri casi, e negare l’evidenza sarebbe stupido anche nei miei confronti».
Piuttosto, ha spiegato il perché del gesto. «E’ l’extrema ratio dell’unico sistema che avevo per difendermi da atti contro la mia persona. Ho subito 32 processi e mi sono dovuto difendere con 32 querele contro il Monte dei Paschi e associati, di cui almeno 22 scomparse». Labbate ha precisato di «aver lavorato per 25 anni quale dipendente del Monte dei Paschi e poi sono stato costretto a concludere una transazione per la mia fuoriuscita dal gruppo e da lì è cominciata la mia battaglia, perché sono stato vittima di un accanimento».
«Perché l’hanno obbligata?», ha rilanciato il pm onorario Barbara Tagliafierro. «Rispondo, depositandovi la querela che ho presentato ieri (martedì, ndr) avanti ai carabinieri di Cremona e pubblicata stamane alle 10 sul mio sito. Nella querela ci sono tutti i motivi», ha spiegato Labbate. «Dal punto di vista umano, mi può anche dispiacere, ma il reato è stato commesso»: così il pm che per Labbate chiederà la condanna a 100 euro di multa. «Un atto dimostrativo, una vicenda umana, chiediamo solo il minimo della pena e i benefici di legge», ha arringato l’avvocato Francesco Cogrossi. «Ringrazio il giudice perché finalmente a Labbate è stata data la parola», ha detto Bonezzi prima di lasciare l’aula con Labbate che si prepara a raccontare la sua storia in streaming. E i pentastellati saranno «i suoi cameramen».
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