L'ANALISI
02 Febbraio 2015 - 09:48
CREMONA - Ecco il racconto e la testimonianza di una insegnante di Cremona. La professoressa denuncia il comportamento al limite della violenza subito in classe da parte di un alunno, la scarsa solidarietà da parte di alcuni colleghi e la quasi ostilità della dirigente. Un racconto nudo e crudo, uno spaccato sulle difficoltà che una insegnante può incontrare. La prof ha chiesto che non venga pubblicato il suo nome né la scuola. «Ma il mio racconto - dice - è la pura verità».
«Inizio la mia spiegazione e dopo poche parole sento un pappagallo in fondo alla classe che ripete a voce alta le mie parole, allora guardo in quella direzione e chiedo silenzio, lì la situazione precipita. Insulti, parolacce volgari, invettive sessiste, gesti osceni, bestemmie mi sono buttati addosso senza interruzione, davanti ad una classe pietrificata ma che non muove un dito per la paura di essere a sua volta bersagliata. Chiedere al ragazzone di uscire è inutile, tanto si diverte di più in classe a provocare l'insegnante. E fuori nessun collega vuole subirne la presenza. In vano esco per chiedere un aiuto, una compresenza. I colleghi mi guardano allibiti, con sopracciglia inarcate perché con loro l'elemento non ha simili atteggiamenti, ‘è bravissimo’ dicono. Vengo strattonata. Non mi faccio intimidire dalle parole, passa quindi ai gesti. Sì, mi si è avvicinato con l'intento di intimidirmi fisicamente. E la dirigente, cosa ne dice? Per saperlo bisognerebbe riuscire a parlarle, non risponde alle segnalazioni scritte, alle richieste di collaborazione tra docenti, al sostegno del docente in stato di difficoltà, è irreperibile, non risponde al telefono, filtra gli appuntamenti tramite mail. Un caso simile dovrebbe creare coesione nel corpo docente, dovrebbe essere fonte di strategie condivise e concordate collegialmente, il quadro completo dello studente dovrebbe essere condiviso da tutti, anziché dover ottenere le informazioni spezzettate tramite persone esterne alla scuola, tramite ex-colleghi che hanno dovuto subire le stesse angherie. Da un collega ho saputo circa atti di violenza perpetrati contro compagni, giochi strani al doposcuola, aggressioni nell'ambito familiare, minacce proferite contro docenti, e tant’altro. Questo corpo docente è diviso tra le vittime del ragazzotto e gli spettatori silenziosi di questa situazione che non vogliono ammettere di aver problemi, casomai la loro bravura fosse messa in discussione, ed assistono con aria superiore e nell'omertà a questo spreco di energie e materia prima umana».
Leggi di più su La Provincia di lunedì 2 febbraio 2015
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