L'ANALISI
CREMONA - BASSA PIACENTINA - MANTOVANO
28 Gennaio 2015 - 09:31
Maxi operazione dell’Arma dei carabinieri e della guardia di finanza durante la notte: circa 163 le persone finite in manette fra Emilia, Lombardia e Calabria con l’accusa di associazione di stampo mafioso. In zona varie ordinanze di custodia cautelare hanno interessato Cremona e Castelvetro Piacentino su ordine delle Direzioni distrettuali antimafia di Bologna, Brescia e Catanzaro.
Le persone finite in manette tra Cremonese e Piacentino sono Francesco Lamanna (pluripregiudicato, residente al Boschetto, ma arrestato a Cutro in provincia di Crotone), l'ex agente della polizia stradale Maurizio Cavedo (preso a Castelvetro), Salvatore Muto (a Corte de' Frati), Giulio Muto (a Sesto ed Uniti), Rosario Vetere e Pierino Vetere (a Castelvetro). Tra la provincia di Cremona e la bassa Piacentina risultano anche indagate altre 27 persone. L'ex poliziotto, per altro, era già in carcere a Caracas (Venezuela) dopo essere stato tratto in arresto nei giorni scorsi perché trovato in possesso di diversi chili di cocaina mentre si trovava nella capitale dello stato sudamericano.
Altri nomi 'eccellenti' finiti dietro le sbarre nell'ambito dell'operazione denominata 'Aemilia' sono: Giuseppe Iaquinta, padre del calciatore Vincenzo campione del mondo (arrestato nel reggiano) e Augusto Bianchini che ha partecipato agli appalti per la ricostruzione post terremoto in Emilia (residente nel Modenese) e il consigliere comunale di Reggio Emilia Giuseppe Pagliani (Forza Italia).
Le ordinanze sono state prevalentemente in Emilia (117, fra cui 5 a Castelvetro), 25 a Crotone e una quindicina fra Cremona e Mantova. L'operazione è scattata verso le 3.30. A quell'ora a Castelvetro numerose auto dei carabinieri sono state notate in via Berlinguer, fulcro delle operazioni locali, e a Mezzano Chitantolo. Le perquisizioni sono state compiute contemporaneamente in varie abitazioni e all’alba gli arrestati sono stati condotti in caserma a Monticelli. Nel frattempo, per ore, il paese è stato letteralmente blindato, con posti di blocco e filtraggi ovunque: prima e dopo il ponte di Po, al casello A21 e sull'ex statale Padana Inferiore. Pattuglie del 112 anche all'ingresso di Monticelli d'Ongina per presidiare le possibili vie di fuga e l'accesso alla caserma dell'Arma. Impegnati centinaia di militari ed elicotteri.
Le persone finite in manette sono accusate fra le altre cose di estorsione, usura, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di capitali di illecita provenienza, emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il tutto commesso con l’aggravante di avere favorito l’attività dell’associazione mafiosa.
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