L'ANALISI
23 Aprile 2023 - 05:30
Solo l’8,53 per cento degli studenti di casa nostra vede un futuro professionale in provincia di Cremona. È il dato, apparentemente devastante, che emerge dall’indagine che ha coinvolto 1.208 ragazzi degli istituti superiori dell’intera provincia presentata da Chiara Ferrari, presidente uscente dei Giovani Industriali, al convegno ‘Generazione Z’ al teatro Ponchielli, una delle due importanti occasioni di riflessione sugli scenari futuri della settimana appena trascorsa.
Il secondo è stato quello dedicato alla ‘Sfida di Cremona per una zootecnica sostenibile’ organizzato dallo Zaf, il Centro per l’innovazione agro-zootecnica alimentare tenutosi al Campus dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Santa Monica che ha visto la coazione con il Politecnico di Milano.
Sempre leggendo i dati del sondaggio tra gli studenti, industria e agricoltura sono i settori percepiti come i più strategici per Cremona dai giovani (rispettivamente con il 38,99 per cento e il 30,13 per cento di gradimento), dunque è nei fatti un collegamento ideale tra le due iniziative.
Torniamo alla propensione a uscire dai confini provinciali degli studenti. Un dato che solo in prima battuta può sembrare devastante: siamo dunque un territorio senza futuro? La risposta è un chiaro no. A patto che Cremona sia capace di offrire le condizioni per un ritorno soddisfacente sotto il profilo professionale, economico e di qualità della vita tra le mura di casa. Esperienze di studio e di lavoro nazionali e internazionali sono decisive per la creazione della nuova classe dirigente, aprono le menti e danno gli strumenti teorici e pratici per progettare il futuro.
Non solo non si dovrebbe aver timore di fronte a questa propensione dei giovani, ma andrebbe addirittura assecondata. La classe politica nazionale e degli amministratori locali ha grandi responsabilità nella creazione delle condizioni favorevoli al rientro di cervelli non in fuga ma in ‘missione formazione’. A condizione che si concentri sulla progettazione del futuro e non si perda nei rituali e, ahinoi periodici, scontri ideologici sui valori fondanti della Repubblica Italiana, che dovrebbero essere patrimonio collettivo e indiscusso.
Libertà di pensiero, di manifestazione, e si potrebbe aggiungere di fare impresa e di decidere del proprio futuro, fanno dell’Italia un Paese antifascista. Mettere in discussione questo principio ha il sapore della classica arma di distrazione di massa, di perniciosa e artificiale divisione della società.
Come ha ben sottolineato Stefano Rossi, nuovo leader dei Giovani industriali, le energie dovrebbero essere invece tutte dedicate a consegnare un clima favorevole alla ‘Generazione Z’, cioè quella che oggi compie vent’anni, «una generazione determinata a sfidare gli stereotipi, preoccupata per i cambiamenti climatici e che si batte per un mondo più green e pacifico».
Sono giovani «curiosi, hanno la mente aperta e vogliono esplorare il mondo e le culture intorno a loro senza preconcetti (come volevasi dimostrare, ndr), preferiscono la diversità e l’inclusione».
La provincia di Cremona è come Giano Bifronte, il dio che può guardare il futuro e il passato: da un lato, invecchia e non sempre si dimostra luogo ospitale per le nuove generazioni; dall’altro, è territorio che, nelle sue eccellenze, ‘sposa’ felicemente tradizione e innovazione. Un mix spesso virtuoso tra storia, bellezza, cultura e capacità di fare impresa. Lo si nota osservando la grande qualità delle imprese ormai oltre la soglia del ‘4.0’, che ha segnato l’introduzione di forti elementi di digitalizzazione della produzione, orientate al passo successivo: il ‘5.0’, imprese super smart «governate dalla cooperazione intelligente tra esseri umani e macchine, con robot collaborativi programmati per interagire con gli esseri umani in spazi di lavoro condivisi», per dirla usando la definizione più semplice e comprensibile. Che il futuro è già iniziato lo si è ben capito anche al focus sul futuro dell’agrozootecnia a Santa Monica: lì si è visto che scienze agrarie e ingegneria stanno vivendo un’alleanza virtuosa, mettendo a disposizione degli imprenditori «tutti i mezzi per sostenere una zootecnia diversa rispetto al passato, forte di una grande voglia e di una grande capacità di innovazione», come ha sottolineato Roberto Biloni, presidente di CremonaFiere, nel corso del confronto, in vista di un ulteriore rafforzamento di un territorio da sempre protagonista del settore, dove è nata la zootecnia moderna e in cui si produce l’11 per cento del latte italiano. Lo ha ricordato Riccardo Crotti, presidente della Libera e leader lombardo di Confagricoltura, sottolineando ai margini del convegno che «quanto a innovazione, sostenibilità e impresa il nostro territorio può essere un faro per il futuro».
Ed ecco allora in azione droni, chip e sensori a sostegno dell’intelligenza e dell’umano saper fare impresa e fare scienza. Lo hanno ben illustrato due tra i massimi esperti mondiali nel campo: Lorenzo Morelli, docente della Cattolica, e Gianni Ferretti, suo collega del Politecnico di Milano. Un esempio: riducendo i costi e migliorando i rendimenti, il solo uso dei droni potrebbe generare un valore aggiunto compreso tra gli 85 e i 115 miliardi di euro. Un percorso obbligato, quello dell’innovazione. Perché, come ha spiegato Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura, «nel mondo ci sono 570 milioni di agricoltori e solo il 3 per cento sono professionisti. Nei prossimi anni la popolazione mondiale aumenterà ulteriormente e a quel tre per cento di agricoltori virtuosi si chiederà di più».
La provincia di Cremona su questo percorso è già ben avviata: è all’avanguardia, un modello virtuoso. Rilanciando la sfida — in tutti i settori — alle nuove generazioni, sarà in grado di far tornare ai giovani la voglia di aria di casa dopo aver visto e studiato che cosa succede negli altri territori italiani e nelle altre regioni del mondo.
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