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IL GRANDE OCCHIO NATO IN GARAGE

Ecco il super telescopio: da Cremona alla luna? «No, è troppo vicina...»

Gli inventori: «Arrivati al cielo con 3.208 euro. Progetto a disposizione del mondo»

Lucilla Granata

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redazione@laprovinciacr.it

15 Novembre 2022 - 05:25

Ecco il super telescopio: da Cremona alla luna? «No, è troppo vicina...»

CREMONA - C’erano una volta quattro cremonesi: un ingegnere, un odontotecnico, un pensionato delle ferrovie e il titolare di una vetreria. Sembra l’inizio di una barzelletta, invece è l’incipit di una bellissima storia vera e di un percorso condiviso lungo dieci anni. Ad accomunare i quattro, un’immensa passione, quella per gli astri e la volta celeste. Ma facciamo un passo indietro, un passo lungo oltre un decennio.

Il grande telescopio all’interno del garage in cui è stato assemblato


Il primo astrofilo, Piercarlo (Charly) Rossetti ex ferroviere, ha costruito nel tempo oltre un centinaio di telescopi dalle dimensioni ridotte, ma ha un sogno nel cassetto. Quello di realizzarne uno grande e dalle grandi potenzialità. Per farlo però, ha bisogno di un progetto serio e di un team. Conosce un altro appassionato di astri, che a sua volta ne conosce un altro paio, ed ecco formato il quartetto. Quattro persone che si conoscono per caso, ma che sono accomunate da uno straordinario amore per il cielo.


«Nel frattempo, sono passati quasi dieci anni» spiega Michele Scotti, che, dei quattro è l’ingegnere. «Dieci anni in cui, nei ritagli di tempo, negli spazi liberi dai rispettivi impegni, io Charly, Paolo Taino e Marco Toscani, ci chiudiamo in un garage a lavorare al nostro progetto. E ora eccolo qui. Sembra incredibile vedere realizzato quello che è stato per anni soltanto nelle nostre teste. Oggi ha preso forma. E che forma: è alto circa tre metri e abbiamo dovuto smontare le luci sul soffitto del garage per farcelo stare».

Michele Scotti, Piercarlo Rossetti, Paolo Taino, Marco Toscani

Dieci anni è davvero tanto tempo. Il progetto deve essere stato di quelli impegnativi.
«In parte si. Poi bisogna considerare che ci abbiamo lavorato in base al tempo di ciascuno. Io, poi, vivendo in Inghilterra, ho avuto periodi di pausa anche lunghi».

Il sogno era quello di costruire un grande e funzionale telescopio. E poi?
«La concezione era quella che potesse fare qualcosa che nessun altro telescopio avesse mai fatto. Per intenderci, quello che siamo riusciti a realizzare è talmente preciso da aver già destato interesse negli Stati Uniti. ancor prima che fosse ultimato e testato».

Un’opera così imponente, chissà il costo
«Tendenzialmente telescopi in grado di fornire tantissimi dati agli studiosi, con ottiche molto grandi, possono costare anche centinaia di migliaia di euro. Gli scienziati astronomi hanno bisogno di raccogliere un numero elevatissimo di dati e affittare certi telescopi che li forniscono costa dai trenta ai quaranta mila dollari all’ora. Sono cifre davvero importanti e, soprattutto, non alla portata di tutti».

Una delle parti del telescopio trasportata sul tetto di un’auto

Realizzare il vostro, dunque, è stato impegnativo oltre che per il tempo impiegato anche economicamente?
Scotti sorride. «La verità? Dall’inizio dell’innesto del primo pezzo, abbiamo speso in tutto 3.208 euro. Questo è stato il suo costo. Pochissimo. Ed è uno dei motivi di maggiore soddisfazione per noi. Perché abbiamo centrato un obiettivo che ci stava molto a cuore. Il progetto, dal suo concepimento, doveva risultare, infatti, un prototipo che validasse il concetto che sia possibile realizzare un telescopio di quella potenza, alla portata di tutti. Oggi comprarlo avrebbe un costo altissimo. Noi, invece, volevamo costruire il telescopio e poi condividere anche il modo in cui lo avevamo fatto, con chiunque, a qualunque latitudine del mondo. Se ci fossero studiosi in Bangladesh, piuttosto che in Africa o in Brasile, che volessero poter accedere allo studio delle stelle e non ne avessero ancora potuto farlo per mancanza di mezzi, da oggi sanno che, con un po’ di impegno, sarà possibile. Tutto il materiale che abbiamo usato è molto povero. Quasi tutto da grande magazzino del fai da te. Avremmo potuto utilizzare facilmente materiale più nobile, ma non avrebbe rispettato la nostra concezione di partenza.
Ora gli astrofili nel mondo, dalle Filippine all’Argentina, potranno riprodurlo se lo vorranno. Chiunque sia appassionato e conoscitore, come noi, di questi strumenti, sarà in grado di farlo simile; gli servirà soltanto mettere in campo la stessa nostra passione».

In dieci anni succedono tante cose, anche nella vita di ciascuno. Eventi che possono anche far cambiare strada, vita. Che effetto vi ha fatto arrivare in fondo insieme? Scrivere la parola fine su un progetto dopo 10 lunghi anni che ci stavate lavorando?
«È stata una soddisfazione enorme vederlo realizzato. Addirittura emozionante il giorno in cui l’abbiamo assemblato per la prima volta e ci siamo resi conto di quanto fosse imponente una volta completato. Tre metri di altezza. Studiato per guardare in visuale con l’occhio, stelle e galassie. Sarà perfetto ai fini della divulgazione, perché è anche trasportabile. E relativamente leggero per cui volendo lo si potrebbe portare anche in una piazza e far vedere Saturno ai bambini. Tanto per fare un esempio. O realizzare delle belle fotografie di pianeti e galassie. Ma l’aspetto più importante è che è in grado di generare dati scientifici da fornire agli astronomi. Non sarebbe fantastico se, grazie ad un telescopio come il nostro, gli scienziati fossero in grado di scoprire per esempio un asteroide o più asteroidi pericolosi per il pianeta ed evitare così in tempo che colpiscano la Terra?».

Dopo tanti anni, questo telescopio è a tutti gli effetti una vostra creatura. Avete deciso che sarà di lui?
«Adesso è ancora nel garage, dove lo abbiamo assemblato. Lo ultimeremo presto, faremo gli ultimi test, verifichiamo che funzioni a dovere e poi l’idea è di donarlo ad un osservatorio astronomico che si trovi il più in alto possibile. Ma ne dobbiamo ancora parlare bene fra di noi. Ogni notte dovrà poter fare ore di acquisizione dati. Questa è una delle condizioni che imporremo».

L’occhio umano grazie al vostro telescopio cosa può vedere? La Luna da vicinissimo?
«Beh, la luna è così vicina che è necessario mettere filtri su filtri per non esserne accecati. Si vedono nebulose, costellazioni, pianeti. Si possono fare belle fotografie».

Ora che praticamente è quasi tutto finito, vi mancherà dovervi occupare del vostro telescopio?
«C’è ancora un po’ di tempo. Anzi, se qualcuno, esperto del settore, volesse dare il suo contributo tecnico e fosse interessato ad avvicinarsi per contribuire alla fase finale del progetto dal punto di vista elettronico per esempio, può seguire il profilo Instagram del telescopio, che è 800mm_telescope. Per il resto, sono, siamo felici di lasciare una sorta di eredità importante. È come avere generato un figlio, uno di quelli che sai già che faranno grandi cose nel mondo. Non credo ci sia niente di più bello.
Vuole dare un’occhiata alle stelle? È bellissimo il cielo stasera».

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