L'ANALISI
02 Marzo 2021 - 06:40
CREMONA (2 marzo 2021) - Si sono alzati dal letto con l’umore nero, nero come il caffè servito dal barista in quel bicchierino di carta che speravano di aver accantonato per sempre. Eppure ancora non potevano immaginare che il nuovo, sgradito incontro con la zona arancione non sarebbe stato il momento peggiore della giornata. Perché all’ora di cena i cremonesi si sono trovati faccia a faccia con un mostro ancor più antipatico, iroso e scorbutico. Colorato di «arancione rafforzato»: praticamente un rosso tenue che — sulla base dell’allarme lanciato dagli esperti della Commissione indicatori Covid-19 di Regione Lombardia — rischia di caricarsi presto di toni pompeiani. Ora, a ripensarci bene, non era poi così male quel caffè prelevato sulla porta del bar e ingollato di fretta sul marciapiede, mentre in bocca ancora sopravviveva la memoria della domenica di spritz gustati con il viso a favore di sole e di pranzi consumati ai tavoli delle osterie con i familiari, magari persino con un pugno di amici. Storia di qualche ora fa già sbiadita nella nostalgia di fronte al muro arancione intenso che, almeno fino al 10 marzo, imprigionerà le abitudini più belle. Per i bar e i ristoranti la nuova stretta non cambia le regole di ingaggio — rigorosamente limitate all’asporto e alla consegna a domicilio —, ma senza dubbio assesta un’ulteriore mazzata allo stato d’animo della clientela. Per questo Confcommercio e Fipe tornano a chiedere rispetto e aiuti concreti per la categoria.
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