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L’EUROPARLAMENTARE SALINI. L'INTERVISTA

«Recovery Plan, Cremona ha una grande occasione»

L’esponente azzurro: «Lunedì mi confronterò con Galimberti, poi gioco di squadra a tutti i livelli»

Andrea Gandolfi

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cfrancio@laprovinciacr.it

11 Febbraio 2021 - 06:22

«Recovery Plan, Cremona ha una grande occasione»

BRUXELLES (11 febbraio 2021) - «Lunedì avrò un confronto in streaming con il sindaco Gianluca Galimberti ed il Comune di Cremona, che mi hanno contattato per parlare delle possibilità di utilizzo delle risorse europee del Recovery plan, specialmente in ordine alle grandi priorità infrastrutturali. Se ci sarà a tutti i livelli il necessario ‘gioco di squadra’, sono convinto che i fondi necessari arriveranno». Passa da Bruxelles una fetta importante del futuro della provincia di Cremona, e l’europarlamentare soresinese del Ppe Massimiliano Salini, coordinatore regionale di Forza Italia, guarda a questa grande occasione con l’ottimismo della volontà.

Onorevole Salini, quali saranno le tappe successive di questo percorso?
«I progetti e le questioni aperte li conosco bene, sono gli stessi di quando ero presidente dell’Amministrazione Provinciale, Da allora - eccezion fatta per il raddoppio della Paullese da Crema a Milano - le cose sono rimaste sostanzialmente ferme ai buoni propositi, come nel caso dei collegamenti ferroviari e della via d’acqua. Ora - comunque - c’è una grossa opportunità da sfruttare al meglio: con un importante lavoro di condivisione istituzionale, che deve coinvolgere e convincere sia la Regione Lombardia che il Governo».

A proposito di Governo, come giudica l’Europa la decisione del Presidente Sergio Mattarella di puntare su Mario Draghi?
«In modo molto positivo. Mario Draghi gode di fiducia e stima pressoché incondizionate nella quasi totalità della comunità politico istituzionale europea e non solo. La scelta del Quirinale ha immediatamente cambiato in meglio la reputazione internazionale del nostro Paese, e questo conferma che si sta andando nella direzione giusta».

Il repentino cambio di rotta della Lega, che tanto a Bruxelles quanto a Roma ora appoggia le posizioni europeiste, viene considerato un elemento positivo o un potenziale fattore di instabilità?
«C’era grande interesse per l’atteggiamento del centrodestra italiano. La nostra decisione - come Ppe e Forza Italia - di sostenere Draghi da subito e prima di tutti ha confermato l’ormai consolidata individuazione di Forza Italia come soggetto dirimente per creare un’alternativa degna di governare rispetto all’ex e ormai finalmente conclusa maggioranza giallo-rossa. L’ingresso della Lega in questa partita ha stupito molto positivamente, producendo subito risultati tangibili nel dibattito Ue (penso alle votazioni sul Recovery Plan e non solo). Per quanto ci riguarda, nel ribadire grande rispetto per il percorso compiuto dalla Lega in questi anni, diciamo che ora è finalmente accaduto ciò che noi, come Ppe e Forza Italia, abbiamo sempre auspicato; nella prospettiva di un centrodestra europeo come quello che portò all’elezione di Antonio Tajani alla presidenza del Parlamento Europeo. Penso ci siano le condizioni per riproporre quello scenario. Spiace vedere che nel centrodestra italiano FdI ha deciso di non aderire, o quantomeno di sospendere il giudizio sul progetto Draghi. Rispettiamo la loro ‘pausa di riflessione’; ma ribadisco che la scelta della Lega desta giustamente grande interesse perché va nella direzione migliore e da noi sempre auspicata».

Pur con le incognite legate al dibattito interno ai Cinque Stelle ed alla posizione di Giorgia Meloni, probabilmente Draghi potrà contare su una maggioranza particolarmente ampia e trasversale: è un bene o introduce un rischio latente di paralisi?
«Il contesto che stiamo vivendo ci impone di auspicare un governo sostenuto dalla maggioranza più larga e anche più varia possibile. L’elemento distintivo del possibile nuovo esecutivo non è dato dal colore politico delle forze che lo sosterranno; ma dalla gravità della situazione del Paese e di conseguenza dalle severe sfide che devono essere affrontate. Stiamo vivendo la più violenta crisi globale del dopoguerra, l’Europa piange più di due milioni e mezzo di vittime della pandemia, l’Italia non cresce in maniera soddisfacente - comunque è al di sotto della media degli altri Paesi Ue - da circa 20 anni, e il Covid peggiora questa performance. Davanti a una situazione tanto difficile e preoccupante, dobbiamo solo essere contenti che - pur con i rischi politici connessi - ci sia una maggioranza così vasta. In altri momenti storici, e con altre figure politiche, avrebbe potuto rappresentare un problema insormontabile; oggi lo ritengo superabile. Seguo con assoluto rispetto le vicende interne dei Cinque Stelle, ma mi auguro che in tempi molto rapidi decidano di sostenere Draghi. Rappresentano la prima forza del Parlamento, ed è corretto che il Presidente del Consiglio incaricato persegua l’obiettivo di ‘avere a bordo’ anche loro».

Da Bruxelles a Milano. Come ha valutato il rimpasto nella giunta regionale e l’avvio del ‘secondo tempo’ dell’amministrazione guidata da Attilio Fontana?
«Dobbiamo soprattutto fare in modo che la politica accompagni lo sviluppo dei territori, specie in una realtà trainante come quella lombarda; dunque il tema non era e non è la gestione delle caselle politiche. Abbiamo deciso di fare un ‘tagliando’, considerato i risultati nella loro interezza e riconosciuto gli errori fatti (come di solito in politica non accade). Difendiamo il modello sanitario lombardo, ma sul piano sanitario -come su quello economico - c’erano alcuni elementi da correggere. Il cambio degli assessori al welfare ed allo sviluppo economico è stato voluto come segnale politico e di rilancio degli ambiti di azione più colpiti dalla crisi, ben testimoniato dall’ingresso in squadra di figure del calibro di Letizia Moratti, Guido Bertolaso e Guido Guidesi, e dal rafforzamento della task force che si occupa delle piccole e medie imprese: la nostra ‘spina dorsale’».

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