Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

SALUTE

Tumori: in Italia +20% di pazienti vivi dopo la diagnosi dal 2015

L’Agenzia Italiana del Farmaco amplia le indicazioni per la rimborsabilità della molecola immuno-oncologica

Daniele Duchi

Email:

redazione@laprovinciacr.it

22 Dicembre 2020 - 13:39

Tumori: in Italia +20% di pazienti vivi dopo la diagnosi dal 2015

ROMA (22 dicembre 2020) – In Italia, aumenta in maniera costante il numero di pazienti che vivono dopo la diagnosi di tumore. Oggi sono circa 3,6 milioni, con un incremento del 20% rispetto al 2015 (erano 3 milioni). Non solo. Sono quasi 2,4 milioni le persone che vivono da più di 5 anni dalla scoperta del cancro, mentre nel 2015 non superavano 1,9 milioni. L’innovazione ha offerto un contributo decisivo al raggiungimento di questi risultati, anche grazie all’immuno-oncologia, un approccio che potenzia la risposta del sistema immunitario contro il cancro. 

E, oggi, per tre neoplasie difficili da trattare in fase avanzata, come il tumore del polmone non a piccole cellule squamoso, del rene e del distretto testa-collo, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ha approvato la rimborsabilità di pembrolizumab, molecola anti PD-1 di MSD, riconoscendone l’innovatività.

“Almeno un paziente su quattro, pari a quasi un milione di persone in Italia – afferma Giordano Beretta, Presidente Nazionale Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e Responsabile dell’Oncologia Medica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo – è tornato ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e può considerarsi guarito. Nel 2020, sono stimate 377mila nuove diagnosi di cancro nel nostro Paese, 1.030 al giorno. Un parametro molto importante è la sopravvivenza condizionata, che indica la probabilità di essere vivi a 5 anni, qualora si siano superati i primi 12 mesi dalla diagnosi. Oggi, se riferita a tutti i tumori, è pari al 78% nelle donne e al 73% degli uomini. L’impatto delle terapie innovative come l’immuno-oncologia su questi risultati è significativo, soprattutto perché consentono benefici a lungo termine”.

Pembrolizumab rappresenta la prima immunoterapia rimborsata da AIFA per il trattamento in prima linea del tumore del rene. L’agenzia regolatoria, in particolare, ha ratificato la rimborsabilità del regime di combinazione di pembrolizumab con una terapia mirata, axitinib (inibitore tirosin chinasico), nei pazienti con carcinoma a cellule renali metastatico non trattati in precedenza.

Nel 2020, in Italia, sono stimati circa 13.500 nuovi casi di tumore del rene e nove forme su dieci sono a cellule renali. “In questa neoplasia – spiega Sergio Bracarda, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica e Traslazionale dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni – la chemioterapia e la radioterapia si sono storicamente dimostrate poco efficaci. Il trattamento di elezione per la malattia localizzata è rappresentato dalla chirurgia, conservativa quando possibile. Oltre il 50% dei pazienti diagnosticati in fase precoce guarisce grazie all’intervento. Ma il 30% arriva alla diagnosi già in stadio avanzato e, in un terzo, la malattia può recidivare in forma metastatica dopo l’intervento chirurgico. Storicamente, i pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato presentano tassi di sopravvivenza a 5 anni inferiori al 10%. Nello studio di fase 3 KEYNOTE-426, la combinazione di pembrolizumab con axitinib, indipendentemente dall’espressione di PDL-1, ha migliorato in modo significativo la sopravvivenza globale riducendo del 32% il rischio di morte rispetto a sunitinib, l’attuale standard di cura. Siamo di fronte a un nuovo standard terapeutico per il trattamento in prima linea, che cambia la pratica clinica quotidiana”. 

L’immunoterapia con pembrolizumab rivoluziona lo standard di cura in prima linea anche dei tumori della testa e del collo (faringe, laringe e cavo orale). Nel 2020 si stimano circa 9.900 nuove diagnosi nel nostro Paese. AIFA ha approvato pembrolizumab, in monoterapia o in combinazione con chemioterapia (platino e 5-fluorouracile), per il trattamento in prima linea di pazienti con carcinoma a cellule squamose della testa e del collo metastatico o ricorrente non resecabile, i cui tumori esprimono PD-L1 con un CPS ≥ 1.

“Da oltre 10 anni – sottolinea Marco Benasso, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia della ASL2 Savonese – non vi erano novità importanti nel trattamento di questa patologia. Sono neoplasie invalidanti che spesso deturpano il viso, compromettendo l’identità della persona e le relazioni con gli altri. Nello studio di fase 3 KEYNOTE-048, pembrolizumab ha dimostrato un aumento statisticamente significativo della sopravvivenza globale rispetto al trattamento standard, sia in monoterapia che in combinazione con chemioterapia, nella quasi totalità dei gruppi analizzati. In particolare, nei pazienti in cui il tumore esprime un recettore che regola la risposta immunitaria (PD-L1), ovvero in circa l’85% dei casi, la probabilità di sopravvivenza a 4 anni è circa 3-5 volte superiore, a seconda se si impiega il pembrolizumab da solo o in associazione alla chemioterapia, rispetto a quello che si è ottenuto fino ad oggi con la terapia standard. Sono questi i pazienti ai quali ora in Italia è possibile prescrivere pembrolizumab da solo o in combinazione. Inoltre l’impiego del farmaco in monoterapia, grazie alla sua tollerabilità, potrà essere offerto anche ai quei pazienti più fragili che non sono in grado di sopportare una chemioterapia”.

Nel 2020, in Italia, sono stimate circa 41mila nuove diagnosi di tumore del polmone. Circa l’85% dei casi è costituito dalla forma non a piccole cellule, di cui il 25% è ad istologia squamosa. È proprio in quest’ultima istologia che AIFA ha approvato pembrolizumab in combinazione con chemioterapia (carboplatino e paclitaxel/nabpaclitaxel) per il trattamento in prima linea del carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico squamoso per i pazienti con espressione di PD-L1 <50%.

L’approvazione da parte di AIFA di questa ulteriore indicazione di pembrolizumab, nel tumore del polmone non a piccole cellule, ha portato a tre le indicazioni approvate in prima linea nel trattamento di questa patologia.

“Grazie ai risultati dello studio KEYNOTE-407 – afferma Silvia Novello, Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università degli Studi di Torino e Responsabile Oncologia Polmonare all’Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano – oggi questi pazienti hanno una nuova opzione terapeutica. In questo studio, che ha coinvolto oltre 550 pazienti, pembrolizumab in combinazione con chemioterapia ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale, con una riduzione del rischio di morte del 36% rispetto alla sola chemioterapia e migliorando anche la sopravvivenza libera da progressione di malattia, con una riduzione del rischio di progressione o morte del 44% rispetto alla sola chemioterapia. L’approvazione da parte di AIFA di questa ulteriore indicazione di pembrolizumab nel tumore del polmone non a piccole cellule ha permesso di ampliare la popolazione di pazienti candidabili ad un trattamento immunochemioterapico in prima linea, includendo sia la forma squamosa che quella non squamosa e portando a tre le indicazioni approvate nel trattamento di prima linea di questa patologia”.

A dicembre 2019, infatti, AIFA, aveva già approvato la combinazione di pembrolizumab con chemioterapia per il trattamento in prima linea del carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico non squamoso in assenza di mutazioni di EGFR o traslocazione di ALK, con rimborsabilità nei pazienti con espressione di PD-L1 <50%. A maggio 2017, pembrolizumab in monoterapia era stato approvato da AIFA per il trattamento in prima linea dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico che presentano un’iperespressione di PD-L1 (superiore o uguale al 50%).

“Queste nuove approvazioni di AIFA in tre diverse tipologie di tumore – conclude Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato MSD Italia – si aggiungono alle sette indicazioni di pembrolizumab già rimborsate in Italia, portando a dieci le indicazioni disponibili, in sei diverse neoplasie, accompagnate dal riconoscimento di innovatività che oggi, in oncologia, è riservato a pochissime opzioni di trattamento e solo a quelle molecole che si distinguono per la capacità di soddisfare, in maniera significativa, importanti bisogni terapeutici, primo fra tutti l’aumento della sopravvivenza. Con più di 1.300 studi clinici attivi nel mondo in oltre 30 tipi di tumori, questa molecola dimostra il grande valore della nostra ricerca e innovazione che, negli anni, ha regalato ‘più domani’ e continuerà a dare più speranza di vita a migliaia di pazienti. MSD è un’azienda ‘science-driven’ che fa della Ricerca e dello Sviluppo la sua vocazione per poter fornire innovazioni terapeutiche in grado di dare nuove prospettive e speranza di vita ai pazienti e a chi li assiste. Un impegno che non si esaurisce nella volontà di rendere disponibili farmaci e vaccini che possano contribuire al bisogno di salute pubblica, ma che ci vede in prima linea anche in attività di informazione e di prevenzione, grazie alle tante campagne di sensibilizzazione rivolte alla popolazione che da moltissimi anni promuoviamo e sosteniamo in collaborazione con le più autorevoli Società Scientifiche italiane e Associazioni di Pazienti”.

MSD

MSD è la consociata italiana di Merck & Co, azienda farmaceutica multinazionale fondata 129 anni fa e leader mondiale nel settore della salute.

Nel 2019, MSD ha investito quasi 10 miliardi di dollari in attività di Ricerca & Sviluppo (oltre il 23% del fatturato), grazie ai suoi 15.000 ricercatori. Testimonianza di questo impegno in R&S sono i sei Premi Nobel per la Medicina assegnati a ricercatori MSD, l’ultimo dei quali, nel 2015, al Prof. William C. Campbell per la scoperta dell’ivermectina, la molecola per la cura della cecità fluviale (oncocercosi).

Con la sua ricerca nel campo della immunoncologia e i suoi oltre 1.000 clinical trial in corso, MSD sta trasformando i paradigmi di cura nella lotta ai tumori. Da più di 100 anni, MSD scopre e sviluppa vaccini per proteggere bambini, adolescenti e adulti da numerose e gravi patologie.

MSD, inoltre, vanta una lunga storia di innovazione terapeutica nella prevenzione e nel trattamento delle infezioni di origine batterica (AMR), virale (HIV, CMV) e fungina ed è una delle poche aziende che ancora investe nella R&S di nuovi antibiotici e promuove la antimicrobial stewardship per contrastare l’AMR.

MSD, infine, non solo investe fortemente in R&S per la scoperta di nuove terapie per il diabete, ma ha un impegno e programmi distintivi per aumentare l’aderenza alla terapia e ridurre sprechi e inefficienze.

MSD è orgogliosa del suo impegno nella Responsabilità Sociale dove arriva ad erogare ogni anno 2,9 miliardi di dollari.

La scoperta del Prof. Campbell ha dato vita, nel 1987, al “Mectizan Donation Programme”, la più grande partnership pubblico-privato per l’eradicazione della cecità fluviale a livello globale. A partire dal 1987, MSD distribuisce gratuitamente il farmaco a tutti coloro che ne hanno bisogno, per un valore superiore ai 5 miliardi di dollari.

L’Azienda ha anche lanciato il programma decennale “MSD for Mothers” con il quale, grazie ad uno stanziamento di 500 milioni di dollari, intende contribuire a ridurre la mortalità materno-infantile a livello globale.

Inoltre, MSD è attualmente in contatto diretto con l’OMS, MSF e altre organizzazioni internazionali a fronte dei nuovi casi di Ebola Zaire riportati nella Repubblica Democratica del Congo. Attraverso l’OMS, MSD ha avviato la distribuzione per uso compassionevole del vaccino per Ebola Zaire, V920 (rVSV∆G-ZEBOV-GP, vivo attenuato) per l’utilizzo nelle zone più colpite del Paese. Lo scorso 12 novembre, la Commissione Europea ha concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio al vaccino per l’immunizzazione attiva di soggetti con età > o = a 18 anni per proteggere contro la malattia causata dal virus Ebola Zaire.

In Italia, MSD è presente da oltre 60 anni, con circa 1.000 dipendenti e forti investimenti in Ricerca, non solo per studi clinici condotti nel Paese (109 studi clinici con il coinvolgimento di 605 centri e investimenti, nel 2020, superiori a 54 milioni di Euro), ma anche per iniziative a sostegno della ricerca indipendente (oltre 40 milioni di dollari in erogazioni liberali).

MSD Italia è stata premiata, per cinque anni consecutivi, come Best Digital Healthcare Company in Italia (nel 2019, ha ottenuto il riconoscimento come Best Social Company), come Società Leader per la CSR ed è stata confermata nella lista delle migliori Aziende per le quali lavorare, secondo la classifica stilata da Top Employer Institute e Great Place to Work (nel 2019, MSD Italia è stata anche riconosciuta da Great Place to Work tra le migliori aziende italiane per l’ambiente inclusivo per la popolazione femminile e per i Millennials).

In particolare, nel 2020 MSD Italia è risultata la prima azienda farmaceutica nella classifica di Great Place to Work e terza in assoluto nel ranking.

Nel 2015, 2017, 2018 e 2019, MSD Italia ha ricevuto il prestigioso Premio Galeno Italia – l’equivalente del Premio Nobel per il settore farmaceutico ed il più alto tributo alla ricerca e allo sviluppo in questo campo.

MSD Italia è un’azienda certificata Iso 9001.

Per maggiori informazioni, visitare i siti www.msditalia.it e www.msdsalute.it.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400