L'ANALISI
05 Dicembre 2020 - 07:06
Giuliana Tondina, procuratore capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Brescia
CREMONA (5 dicembre 2020) - Lo sguardo perduto e disperato di Antoine Doinel, il ragazzino irrequieto in fuga perenne - dalla famiglia, dalla scuola, dal riformatorio, da tutto - protagonista de «I quattrocento colpi», il film-capolavoro di François Truffaut, rivive ogni giorno in decine di storie, quasi tutte nascoste e dolorose, che sono tra noi. I minori che fuggono non ci sono per nessuno - quando va bene per poche ore - e ci spingono a chiederci tante cose su un fenomeno «generale e diffuso» che la storia di Angela - la tredicenne scappata con un’altra ragazzina dalla Comunità protetta di Cremona e poi riabbracciata dalla madre a Verona - ha riproposto con la forza spavalda degli adolescenti che non conoscono le sfumature dei loro stessi sentimenti. Una forza selvaggia, che fa vedere tutto o bianco o nero e diventa il propulsore della fuga. Giuliana Tondina, procuratore capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Brescia, si occupa di queste vicende per l’intero distretto, Cremona compresa. «Ogni giorno ci arrivano una o due segnalazioni, per allontanamenti da strutture protette o da casa. Spesso si tratta di vicende che si risolvono in poche ore, con i minori che si rifugiano da amici, oppure da uno dei genitori, quando sono separati. I ragazzi hanno una grande sensibilità. Percepiscono in modo molto forte quel che accade, in particolare gli accadimenti familiari. Diciamo che estremizzano il sentimento di disperazione, la sofferenza del momento. Non capiscono che scappare è pericoloso. Sono poco consapevoli. La fuga è un fenomeno generale e diffuso. Il Covid ha lasciato il segno. L'allarme va dato subito».
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