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LA MORTE DI MARADONA
ROSARIO (26 novembre 2020) - Il telefono squilla, a rispondere è una voce commossa. Da Cremona a Rosario in Argentina ci sono circa 12 mila chilometri di distanza, ma il mondo è diventato improvvisamente molto più piccolo. «So già cosa mi volete chiedere. Ora è dura». Dall’altra parte della cornetta c’è Gustavo Abel Dezotti. Uno che la Cremonese ce l’ha ancora nel sangue e che con Diego Armando Maradona ha diviso lo spogliatoio con l’Argentina arrivando fino alla finale mondiale ad Italia ’90. Entrambi all’inizio degli anni Novanta hanno fatto diventare la Serie A il campionato più bello del mondo.
«Quella maledetta sconfitta a Roma contro la Germania. È stato l’apice della mia carriera e un sogno che si è infranto, su rigore... Ed è stato un momento particolare con Diego. Era un capopopolo, nello spogliatoio un leader straordinario. Aveva sempre una parola buona per tutti, nel gruppo non era uno che toglieva, ma che dava a tutti. Era generoso, forse nemmeno se ne rendeva conto. Noi eravamo suoi compagni e lo guardavamo con ammirazione, era un genio del calcio, un idolo».
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25 Novembre 2020
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