L'ANALISI
18 Novembre 2020 - 06:42
CREMONA (18 novembre 2020) - Undici novembre 2019. Un anno fa. È il giorno in cui la Regione Lombardia con una delibera annuncia la riorganizzazione della Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Maggiore. Si parla di «declassamento», una parola che ai medici dell’équipe guidata dal dottor Bruno Drera non piace, ma riassume il fatto che da quel momento in avanti la Tin di Cremona non potrà più occuparsi di prematuri gravi, bimbi nati al di sotto della soglia delle 32 settimane di gestazione e con peso inferiore ai 1500 grammi. A Cremona si tratta di 15-20 bambini ogni anno. Monta la polemica che si traduce in molteplici iniziative di solidarietà per «salvare la Tin», in realtà, mai messa in discussione: il reparto esiste e resiste. Anche al Covid. In questi mesi ha continuato la propria attività, diventando un approdo sicuro per decine di mamme e dei loro piccoli, anzi piccolissimi e fragili. Ieri si è festeggiata la Giornata Mondiale dei Prematuri: niente colore viola ad illuminare il Duomo, niente iniziative pubbliche. L’emergenza sanitaria lo impedisce. Solo un momento di riflessione su tante piccole vite aiutate a crescere, sul tanto impegno profuso e sul burrascoso anno che si è affrontato, durante il quale nonostante tutto si è riusciti a prendersi cura e a salvare 70 neonati. «Numero leggermente inferiore rispetto a quello registrato in altri anni — racconta il primario — ma è un periodo complicato per fare una stima corretta, tra la pandemia e la nuova riorganizzazione. Possiamo senz’altro dire che la Tin continua ad avere flussi stabili e a mantenere il suo standard».
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