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Alla tv di Castelverde il cash della ‘Ndrangheta

Gli affari dell’imprenditore Mura e delle sue collaboratrici Dizioli e Salerno. I rapporti con il boss Pangallo, i viaggi a Mentone per salvare il Gruppo televisivo

Daniele Duchi

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12 Novembre 2020 - 09:32

Alla tv di Castelverde il cash della ‘Ndrangheta

La sede della televisione Gruppo Tv e Consorzio Reti Televisive

CASTELVERDE/OLMENETA (12 novembre 2020) - Gli ultimi post li ha pubblicati su Facebook l’1 novembre scorso: dal servizio televisivo sulla protesta delle pentole davanti alla Prefettura di Cremona alla condivisione di due post di Matteo Salvini, alla notizia del premier Giuseppe Conte indagato a Trento per la gestione del lockdown. Poi, più nulla. Già, perché ventiquattro ore dopo, indagata c’è finita lei, anzi arrestata dai carabinieri di Brescia nella maxi operazione Scarface iniziata tre anni fa. È Emilia Dizioli, 63 anni, natali a Cremona, diploma preso alle Magistrali, residente ad Olmeneta. Per l’accusa, lei sarebbe la stretta collaboratrice di Francesco Mura, 41 anni, astigiano di casa ad Erbusco (Brescia), l’imprenditore delle tv private, secondo l’accusa in affari con la ‘ndrangheta, proprietario del Gruppo Tv e il Consorzio Reti Televisive, con sede in via Lago Gerundo a Castelverde. L’altra sua stretta collaboratrice, arrestata anche lei, è Elisa Salerno, 53 anni, residente a Cremona in via Trattati di Roma, perpendicolare di via Castelleone.
È la storia di programmi televisivi divenuti ‘collettori’ per la raccolta di importanti somme di denaro, poi riciclate con un sistema di società cartiere, pronte a fatturare servizi inesistenti o comunque sopravvalutati, consentendo così non solo di ‘ripulire’ i soldi, ma anche di evadere il fisco e reinvestire poi i guadagni in speculazioni immobiliari. Un meccanismo che avrebbe favorito esponenti di spicco di una ‘ndrina, quella dei Barbaro-Papalia di Buccinasco, nel Milanese, costato l’accusa di associazione di stampo mafioso. Tra gli esponenti di spicco, nelle 350 pagine di ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip, Alessandra Sabatucci su richiesta della Procura, spunta il nome di Giuseppe Pangallo (genero di Rocco Papalia), vecchia conoscenza di Mura: in passato, erano stati coimputati nel procedimento ‘Marine’. Procedimento con «esito favorevole» per il calabrese «grazie al contegno omertoso tenuto da Mura». Ed è grazie all’omertà che Pangallo gli darà 100 mila euro per evitare il fallimento della Itv Gruppo televisivo srl in liquidazione. Le intercettazioni telefoniche riversate nell’ordinanza, svelano la consapevolezza di Emilia Dizioli degli affari di Mura con la ‘ndrangheta.

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