L'ANALISI
10 Novembre 2020 - 07:21
CREMONA (10 novembre 2020) - È allarme rosso per la situazione dei malati oncologici nel pieno della seconda ondata della pandemia da Coronavirus. A rilanciarlo è una nota - redatta da Federica Negri - medico oncologo, colonna storica di MEDeA, rientrata in reparto durante la prima ondata Covid - diffusa nelle scorse ore da Maurizio Lanfranchi, vicepresidente della stessa MEDeA, associazione fondata dal primario Rodolfo Passalacqua composta da persone coinvolte dalla malattia tumorale, (pazienti, famigliari, amici).
«MEDeA - si legge nel documento - desidera esprimere tutta la sua preoccupazione per la situazione in cui i pazienti oncologici si trovano e rischiano sempre più di trovarsi nel corso di questa pandemia Covid. La configurazione dell’ospedale di Cremona, unico nosocomio pubblico cittadino, come Hub Covid, rischia di rallentare tutte le fasi, dalla diagnosi alla cura, che dolorosamente compongono l’esperienza di chi di noi si ammala di tumore. Già nella prima fase di marzo-aprile, il rallentamento della fase diagnostica dei tumori per servizi chiusi (chirurgie, endoscopie, radiologia) perché interamente dedicati all’epidemia e all’accesso di pazienti Covid, ha determinato ritardi nella cura e nell’accesso di pazienti, in numero nettamente superiore alla media, ai servizi oncologici nel periodo estivo. Non vogliamo che succeda nuovamente. La malattia cancro è una malattia che per sua definizione non aspetta, non concede tempo!».
Così «l’Associazione - a nome dei pazienti - chiede che l’Asst conservi percorsi dedicati e ‘puliti’, dove nel sospetto o nella certezza di malattia tumorale si possa essere visitati in tempi rapidi e accolti e curati in sicurezza. Sappiamo di controlli radiologici o endoscopici rinviati o programmati in tempi lontani, di biopsie o di interventi non eseguibili: questo è molto preoccupante! Sappiamo di pazienti oncologici dimostratisi Covid positivi dopo l’ammissione in reparto, ricoverati sino ad allora in degenza insieme a pazienti negativi: era già nota da tempo la necessità, per altri motivi di tranquillità e privacy, per un paziente oncologico di essere ospitato in stanze singole; ora ci pare che questa sia un’esigenza di salute pubblica, al fine di bloccare la diffusione del virus. Capita che i pazienti non vengano visitati dai propri specialisti oncologi che li seguono, perché questi vengono impegnati in turni di assistenza nei reparti Covid: la malattia tumorale richiede specialisti competenti che conoscano il caso e lo possano seguire nel tempo, e richiede che la tempistica di visite e controlli possa essere rispettata. MEDeA ha sostenuto, come progetto e come finanziamento, insieme all’Asst e ad Uniti per Cremona, l’assistenza domiciliare dei pazienti oncologici Covid positivi con il progetto denominato ‘Domoncovid’ nella prima fase dell’epidemia tra marzo e maggio, perché crede che un malato di tumore si giovi sicuramente del fatto di restare al proprio domicilio e per evitargli di frequentare l’ospedale che allora era tutto Covid. Ora sostiene il progetto dell’Oncologia Oncohome, che continua l’assistenza a domicilio dei pazienti oncologici, indipendentemente dal Covid. E’ importante che questa assistenza domiciliare, che è anche cura oncologica con distribuzione di farmaci, possa proseguire ed essere incentivata. Per questo l’Oncologia di Cremona ha bisogno di personale sufficiente! Pensiamo che anche durante la pandemia questa fetta di popolazione abbia il diritto di essere curata e assistita al meglio; per questo chiediamo attenzione».
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