L'ANALISI
16 Settembre 2020 - 19:58
CREMONA (17 settembre 2020) - Nel condannare il manager di Tamoil, Enrico Gilberti, a 3 anni per disastro colposo ambientale, la Corte di Cassazione sarebbe incappata in «sviste», «equivoci» ed «errori a cascata» che hanno causato una defaillance percettiva. Ovvero «una fuorviata rappresentazione e percezione dei fatti emergenti dagli atti processuali».
Chiuso il 25 settembre del 2018 con la sentenza passata in giudicato, il caso Tamoil si riapre. Il professor Riccardo Villata e l’avvocato Carlo Melzi d’Eril, legali di Gilberti, con un ricorso straordinario chiedono agli ermellini di annullare la loro sentenza, di rimuovere l’irrevocabilità della loro decisione finale, perché viziata da «sviste, equivoci, macroscopici errori. L’udienza si terrà il 13 ottobre.
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