L'ANALISI
CREMONA. IPOTESI VOTO DI SCAMBIO
30 Luglio 2020 - 21:16
Maria Vittoria Ceraso e Carlo Malvezzi
CREMONA (31 luglio 2020) - Per dirla con il suo avvocato, «è passato dall’omertà alla parola e si è consegnato allo Stato, decidendo di stare dalla sua parte». Decidendo di collaborare con la giustizia. E da pentito, Salvatore Muto uomo di fiducia e inseparabile braccio destro di Francesco Lamanna, uno dei sei uomini di vertice della consorteria legata ai Grande Aracri, nel dicembre del 2017 sganciò alcune bombe al maxi processo Aemilia. In aula, Muto tirò in ballo Carlo Malvezzi, all’epoca consigliere regionale eletto nelle file del Pdl, già vicesindaco di Cremona con la giunta Perri. La bomba: «Lo aiutai nella campagna elettorale». E sulle rivelazioni del pentito, la Procura distrettuale antimafia di Brescia ha aperto un fascicolo. Domani alle 11, il sostituto procuratore, Paolo Savio, interrogherà Malvezzi e Maria Vittoria Ceraso, indagati per scambio elettorale politico-mafioso. Attuale consigliere comunale di Viva Cremona, Maria Vittoria Ceraso è figlia di Giuseppe ‘Peppino’ Ceraso, cutrese di nascita, trapiantato a Cremona, il decano dei consiglieri comunali scomparso nell’aprile del 2009. Nel dicembre del 2017, nell’aula bunker di Reggio Emilia, il collaboratore di giustizia Muto parlò di feste calabresi a Cremona per ‘coprire’ la ‘ndangheta. Vere e proprie feste ‘etniche’ calabresi per promuovere un’immagine positiva degli emigrati al nord, ingraziarsi il favore della comunità locale e nello stesso tempo «nascondere l’aspetto della ‘ndrangheta». Era la strategia di «captatio benevolentiae» messa in pratica a Cremona (ma con collegamenti reggiani) dalla ‘locale’ di Cutro in Emilia, spiegata dal collaboratore di giustizia Muto che ne svelò anche i dettagli
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