L'ANALISI
28 Giugno 2020 - 08:25
CREMONA (28 giugno 2020) - L’avvento dell’emergenza Covid ha imposto un’accelerazione ad una pratica che già molte aziende stavano iniziando ad attuare nell’ambito dei piani di welfare aziendale: lo smart working. Altre sono state costrette a riflettere su questa nuova forma di lavoro agile ed ora sono convinte di potenziarlo in futuro. Anche le imprese cremonesi si sono trovate di fronte alla nuova sfida. E l’hanno raccolta. Lo dimostra l’indagine effettuata dall’Associazione Industriali di Cremona a marzo, in pieno lockdown: è emerso che nel 72% dei casi delle aziende associate funzionanti c’erano lavoratori in smart working per una percentuale pari al 25%. «Con punte anche del 30% — spiega Massimiliano Falanga, direttore dell’associazione di piazza Cadorna —. Solo il 7% di aziende registrava risorse umane che operavano attraverso la modalità di lavoro agile per oltre il 75%. Numeri comunque interessanti per un territorio fatto di piccole e medie imprese, ricordando inoltre che questo tipo di organizzazione interessa molto il settore terziario, quindi soprattutto impiegatizio. Nei settori industriali è una pratica applicata anche prima dell’emergenza sanitaria, durante la quale è risultato essere fondamentale per garantire sicurezza. Così, alcune realtà ne hanno approfittato per svilupparlo ulteriormente, codificandolo come previsto dalla normativa con accordi specifici e mettendolo in pratica anche dopo il 31 luglio, data prevista dall’ultimo decreto».
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