L'ANALISI
17 Giugno 2020 - 09:06
PIZZIGHETTONE (17 giugno 2020) - La ricostruzione della vicenda viene pubblicata su Il Fatto di oggi e metterebbe sotto accusa il governatore lombardo Attilio Fontana che, nel pieno dell'emergenza Coronavirus, avrebbe dovuto inserire (ma poi li escluse) i Comuni di Pizzighettone, Formigara e Gombito nell'elenco della zona rossa per il contenimento del Covid-19, insieme ad altre sei località del Lodigiano. La vicenda sarebbe emersa in seguito ad una registrazione effettuata il 23 febbraio tra i rappresentanti regionali, la Prefettura e alcuni sindaci, i cui contenuti sono riportati appunto da Il Fatto Quotidiano. Alla riunione prese parte il governatore Fontana e all'ordine del giorno vi era la discussione su quali comuni ‘cinturare’ e l'organizzazione della presenza militare per far rispettare la chiusura. Fontana: “Casalpusterlengo”, dice. Viene però fermato e si corregge: “C’era già”. Quindi prosegue elencando i nuovi comuni: Santo Stefano Lodigiano, San Rocco al Porto, Corno Giovine, Cornovecchio, Caselle Landi, Pizzighettone, Formigara, Gombito, Brembio, nessuno dei quali però verrà formalizzato nel successivo decreto della presidenza del Cosniglio.
Il Fatto riporta poi virgolettate le parole del prefetto di Lodi Marcello Cardona, collegato in riunione: “Sono tutti miei, sono tre Cremona e il resto tutto Lodi”. “Sto facendo il calcolo – aggiunge secondo questa ricostruzione – credo che dobbiamo aggiungere altri venti, ci stiamo muovendo sulle 70 mila persone. Noi stiamo lavorando su quei dieci che Attilio aveva già individuato, già individuati i check, già individuato il numero dei rinforzi”. Il Prefetto, rappresentante del Governo, attendeva dunque la formalizzazione dei nuovi comuni da inserire in zona rossa, ma questa non è mai arrivata: sui primi dieci paesi poi effettivamente chiusi si stava evidentemente operando già da qualche giorno. “Appena Attilio mi formalizza questi comuni – continua il prefetto di Lodi – ma già lo sapevo perché me lo aveva comunicato Giulio (Gallera), lavoriamo sui nuovi check perché li dobbiamo mettere su carta”. Da lì in poi il nulla: l’ufficializzazione da parte della Regione non avvenne e i tre comuni cremonesi, tutti distanti una manciata di chilometri dalla zona rossa lodigiana, rimasero aperti. Intanto il virus era già arrivato all’ospedale di Cremona, dove nei giorni precedenti il 23 febbraio si erano rivolti i primi pazienti Covid.
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