L'ANALISI
16 Maggio 2020 - 06:20
CREMONA (16 maggio 2020) - Il datore di lavoro risponde penalmente e civilmente delle infezioni di origine professionale, solo se viene accertata la responsabilità per dolo o per colpa. E la rassicurazione, di fronte alla levata di scudi dei titolari della grande maggioranza delle aziende alle prese con la Fase due dell’emergenza sanitaria, arriva direttamente dall’Inail, ossia l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Il timore di chi impiega manodopera, ma anche collaboratori nel terziario, è infatti di vedersi contestare la responsabilità di un contagio, pur avendo adottato le misure di prevenzione imposte dalle normative sulla riapertura. Va infatti da sè come sia pressoché impossibile dimostrare quando il contatto con il virus sia avvenuto. E tra gli accorgimenti, quello più efficace sembra rimanere il distanziamento, per evitare la trasmissione anche dai cosiddetti portatori sani. Vale a dire coloro che, pur avendo contratto la malattia, non ne manifestano i sintomi. E non sono quindi consapevoli di essere veicoli del Coronavirus.
INAIL
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