L'ANALISI
12 Maggio 2020 - 06:42
CREMONA (12 maggio 2020) - I dati provinciali sono ancora in fase di elaborazione, ma quelli regionali - diffusi nel nuovo report della consulenza statistico attuariale dell’Inail - forniscono già una prima e chiara idea dei contagi sul lavoro da Covid 19 denunciati tra la fine di febbraio e il 4 maggio: su un totale nazionale di 37.352 (quasi novemila in più rispetto ai 28.381 registrati dalla prima rilevazione del 21 aprile) oltre uno su tre - il 34,2% - è infatti lombardo. La Lombardia detiene anche il triste primato dei casi mortali (quasi il 43%), e nella graduatoria dei contagi sul lavoro è seguita da Piemonte (14,9%), Emilia Romagna (10%), Veneto (8,9%), Toscana (5,8%) e Liguria (4,2%). Quasi 8 denunce su 10 di infezione contratta sul lavoro sono concentrate nel Nord-Ovest (53,9% del totale) e nel Nord-Est (25,2%), con gli altri casi distribuiti tra il Centro (12,5%), il Sud (6,0%) e le Isole (2,4%).
Dati ancora più significativi se si considera che la platea Inail, riferita ai soli lavoratori assicurati, non comprende categorie particolarmente esposte al rischio di contagio, come quelle dei medici di famiglia, dei medici liberi professionisti e dei farmacisti.
L’equiparazione normativa tra casi accertati di contagio da Coronavirus ‘in occasione del lavoro’ a infortunio sul lavoro viene però duramente criticata da Confindustria. E in Lombardia, dopo la voce del leader bresciano Giuseppe Pasini si leva anche quella di Francesco Buzzella, presidente di Assoindustriali Cremona. «Occorre maggior chiarezza sul piano normativo. Accuse da provare, altrimenti è un assalto alla diligenza».
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