L'ANALISI
EMERGENZA SANITARIA
07 Maggio 2020 - 06:19
CREMONA (7 maggio 2020) - «Stavo morendo. E quando mi hanno proposto la terapia con il plasma ho accettato senza timore: ora sto bene e non vedo l’ora di tornare a casa per farmi una doccia». Scherza Gianmario Corbani, ma se l’è vista brutta. Il Covid-19 non lo nomina mai: lo chiama la «bestia terribile»; eppure lo ha conosciuto da vicino, subendone le peggiori conseguenze. Le sue condizioni, molto critiche, ne hanno fatto uno dei candidati ideali della cura sperimentale avviata dal San Matteo di Pavia con il plasma iperimmune, quello prelevato dagli ex pazienti guariti e contenente alti tassi di anticorpi. Corbani è uno dei due primi pazienti trattati a Cremona. Gimmi, come lo conoscono al Maggiore, ha 23 anni di pronto soccorso a Cremona alle prese con emergenze di ogni tipo; poi la decisione di cambiare vita e diventare medico di famiglia tra Torre de’ Picenardi e Cingia de’ Botti. E’ qui, sulla frontiera come tanti altri colleghi, che si è ammalato. Ha trascorso un mese in ospedale, in bilico tra vita e morte. Un crescendo di complicanze respiratorie gli hanno fatto scalare i vari reparti: dagli infettivi alla pneumologia, fino alla terapia intensiva.
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