L'ANALISI
22 Aprile 2020 - 11:09
L'anestesista Annalisa Malara
CODOGNO/CREMONA (22 aprile 2020) - «Non pensavo che il virus potesse diffondersi così rapido. E non mi sono ancora abituata: l’ approccio col malato Covid è diverso dagli altri. Emotivamente. Su quel letto puoi trovarci tuo cugino, tuo papà... E non hai il tempo d’avere paura per te stessa. Io ho fatto 4 giorni d’ isolamento totale e il tampone. Poi sono tornata subito in reparto». Lo racconta al Corriere della Sera, Annalisa Malara, l'anestesista cremonese dell'ospedale di Codogno che ha salvato il paziente 1. «Era una banale polmonite - spiega -, eppure tutte le terapie risultavano inutili. Mattia stava morendo. Non mi restava che pensare l’impossibile. Informai il primario, la direzione sanitaria e dissi: ok, mi prendo la responsabilità».
«Due cose non sopporto, di quest’emergenza - aggiunge -. Che la paragonino a una guerra. E che ci considerino eroi. Abbiamo risposto in modo egregio a una chiamata, ma ci siamo abituati. Anche quando nessuno se ne accorge: io brucio le ferie, faccio 300 ore di straordinari non pagati, per 3mila euro salto le notti e tre weekend su quattro, prendo rischi altissimi. E solo perché vorrei fare l’anestesista tutta la vita, senza pensare troppo a chi ci fa le cause milionarie e non vede quanta passione mettiamo».
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