L'ANALISI
22 Aprile 2020 - 06:53
Un equipaggio dell’Officina dell’aiuto dell’Auser
CREMONA (22 aprile 2020) - Uno dei casi più strazianti risale a qualche giorno fa: lo staff dell’unità di cure palliative dell’ospedale Maggiore (assistenza medica, ma anche psicologica, domiciliare ai malati terminali) viene chiamato al capezzale di un anziano. «Già compromesso – ricorda il medico responsabile Sergio Defendi – aveva anche contratto il Covid 19. Ha probabilmente contagiato moglie e figlio. Nel giro di due giorni è morto. Mentre la mamma era allettata, il figlio stava nell’altra stanza, dove c’era la bara del papà. Dopo nemmeno una settimana l’ha lasciato anche la madre». Nei casi di malati oncologici già fortemente debilitati o di persone con altre patologie gravi, il Coronavirus non dà scampo. In questi primi due mesi dall’inizio dell’emergenza, il team dell’Asst (cinque medici compreso Defendi, sette infermieri, un fisioterapista, uno psicologo e un operatore socio santiario) ha fatto il possibile per alleviare le sofferenze di queste persone e per sostenere i familiari, spesso anch’essi positivi. «Abbiamo avuto una ventina di decessi tra gli assistiti e tra noi si sono ammalate tre infermiere – prosegue Defendi –: per fortuna sono già rientrate al lavoro». Nel lavoro dei palliativisti riveste un ruolo fondamentale anche il servizio di volontari Auser dell’Officina dell’aiuto. Supportano medici e infermieri e fisioterapista nella manutenzione e nella consegna degli ausili, in particolare di quelli più pesanti, come i letti snodabili. Il materiale arriva a casa dei malati entro 48 ore dalla richiesta. Fondamentale il sostegno economico dell’Associazione cremasca cure palliative Privitera guidata da Ermete Aiello.
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