L'ANALISI
17 Aprile 2020 - 06:35
CREMONA (17 aprile 2020) - Mille morti nelle case di riposo del territorio. Non è un numero ufficiale ma una stima assai credibile che definisce in cifra tonda l’enormità del martirio vissuto all’interno delle Rsa cremonesi. Non tutti questi decessi risultano catalogati come Covid, e non potrebbero nemmeno esserlo, dal momento che i tamponi e l’accertamento delle positività sono iniziati solo negli ultimi giorni; tuttavia il dato complessivo dall'inizio dell’anno si configura spaventosamente alto. E, con tutta probabilità, pure arrotondato per difetto. «Da un calcolo che siamo riusciti a elaborare incrociando alcune statistiche, il tasso di mortalità registrato nelle residenze socio-assistenziali della provincia - spiega Mimmo Palmieri, segretario dello Spi-Cgil - al momento oscillerebbe tra il 25 e il 30 per cento».
Tenendo conto che il totale della popolazione residente nelle varie strutture si aggira sulle 4 mila unità, la stima di mille decessi totali appare tutt’altro che irragionevole. «Noi però vorremmo avere l’ufficialità di questi dati - prosegue il leader del sindacato pensionati -; l’abbiamo chiesta, inutilmente, ad Ats, e qualche giorno fa abbiamo inoltrato la stessa richiesta al prefetto, dal quale attendiamo di essere convocati per un confronto. Si sta ragionando di numeri impressionanti, che necessitano di un approfondimento».
Da quel che si conosce, nelle varie case di riposo il quadro dei decessi risulta piuttosto disomogeneo. Il Coronavirus ha fatto irruzione un po’ in tutte le residenze ma, per una serie di fattori, gli effetti sono stati diversi.
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