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EMERGENZA SANITARIA

Postino al tempo del Covid: "Così servo i miei anziani"

Sanguinetti si muove in una città irreale. «I contatti ridotti al minimo, ma mi chiedono come sto»

Daniele Duchi

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redazione@laprovinciacr.it

09 Aprile 2020 - 14:29

Postino al tempo del Covid: "Così servo i miei anziani"

Daniele Sanguinetti da cinque anni è il postino di via Brescia e del quartiere Zaist

CREMONA (9 aprile 2020) - Le strade deserte, qualche ambulanza incrociata a sirene spiegate e pochissime auto in circolazione. La città vista dai portalettere che ogni giorno compiono incessantemente il loro lavoro per garantire la consegna della posta, appare come un luogo sconosciuto e sinistro. Anche per loro tutto è cambiato. O almeno, la mutazione più drastica è avvenuta nelle relazioni con le persone perché alla fine la routine lavorativa non ha subito grandi scossoni: si prosegue imperterriti, nonostante il Coronavirus, a garantire il servizio che resta di prima necessità. «Lo si fa bardati di mascherine, guanti e vari dispositivi — spiega Daniele Sanguinetti, che da 5 anni fa le consegne tra via Brescia e il quartiere Zaist —: è un po’ fastidioso, ma ci siamo tutti abituati. Quello che invece faccio ancora fatica ad accettare è la distanza che si è creata tra me e i residenti delle zone che copro». Già perché Daniele, in quella parte di città, è uno di famiglia. Non è solo un postino, ma «il postino», volto conosciuto e rassicurante con il quale ci si ferma volentieri a chiacchierare, a scambiare battute e opinioni nell’atrio del condominio o sulla soglia di casa. «Invece, ora avviene tutto al citofono — racconta, in una pausa tra una consegna e l’altra fatta sul suo scooter — Suono, mi rispondono, mi aprono ed io entro rapidamente. Se ho un pacco da lasciare, cosa che capita molto spesso ultimamente, vengo autorizzato a firmare per conto del destinatario e lo lascio accanto alla cassetta». La solitudine la si vive anche così. Il postino Daniele pensa soprattutto agli anziani, che nelle zone a lui assegnate sono molti: «Con alcuni di loro ho un rapporto quasi di amicizia — rivela — Quando arrivo mi accolgono sempre con un sorriso, ho la presunzione di credere che la mia presenza rompa un po’ la monotonia della loro quotidianità. Alcuni fanno fatica a muoversi e quindi salgo al loro appartamento e consegno direttamente la posta. Scambiamo due chiacchiere, sul tempo, su qualche fatto. Ora, non li vedo più, sento solo la loro voce». Mentre si percorrono i chilometri tra le vie tracciate tra palazzoni e villette a schiera, si cerca di pensare positivo: «In via Brescia, dove si trovano alcune ditte, ho avvertito di più la differenza rispetto a prima: qui c’era molto traffico ora non passa praticamente nessuno. Le ditte sono chiuse, ma alcuni titolari abitano nelle vicinanze quindi con loro ho mantenuto un minimo rapporto. Una cosa mi consola: alla fine tutti mi chiedono come sto. E questo mi fa molto piacere: capisco così che alla fine resto sempre il loro postino».

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