L'ANALISI
31 Marzo 2020 - 07:12
CREMONA (31 marzo 2020) - «L’epidemia si è aggirata indisturbata probabilmente per almeno venti giorni e poi è esplosa tutta insieme», ha spiegato l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, nei giorni scorsi. Oggi è possibile dare dei contorni più precisi a questa ipotesi: 385 persone positive al Coronavirus circolavano in Lombardia prima del 19 febbraio, giorno in cui è stato identificato il «paziente uno» di Codogno in Mattia, il 38enne dirigente dell’Unilever di Casalpusterlengo. E di queste 385, 59 sono residenti in provincia di Cremona. È quanto emerge da un nuovo studio italiano che ha cercato di ricostruire le dinamiche del contagio considerando anche il periodo precedente allo scoppio della pandemia, dunque il mese di gennaio e la prima metà di febbraio. Tale studio al momento è al vaglio della comunità scientifica, ma è stato realizzato da autori di primo livello tra cui Danilo Cereda, direttore della struttura malattie infettive della Regione Lombardia, e Marcello Tirani, del dipartimento di igiene e medicina preventiva dell’Ats di Pavia, in collaborazione con l’Ats Valpadana. Lo studio ha analizzato i primi 5.830 casi confermati di Coronavirus in Lombardia in un arco di tempo compreso tra il 14 gennaio e l’8 marzo, suddiviso in tre periodi: il primo considera i pazienti sintomatici prima del 19 febbraio, il secondo quelli dal 20 al 25 febbraio e il terzo dal 26 febbraio all’8 marzo. In questo modo gli autori sono riusciti a realizzare la prima caratterizzazione epidemiologica della diffusione di Covid-19 in un Paese occidentale.
Prima del «paziente 1» già 59 cremonesi erano stati contagiati. Per quanto riguarda la provincia di Cremona, i primi casi sintomatici sono fatti risalire al 5 febbraio e sono uno a Crema, un altro a Paderno Ponchielli e un numero compreso fra due e cinque a Cremona. Il 15 i casi, oltre ai comuni già toccati, hanno coinvolto tutta l’area intorno al capoluogo: Spinadesco, Sesto, Castelverde, Bonemerse, Stagno Lombardo, Pieve d’Olmi. E poi Casalbuttano, Soresina, San Bassano e Pizzighettone. E, nel Cremasco, Romanengo. Fra i Comuni toccati il 15 febbraio c’è anche il bresciano Orzinuovi, dove nelle settimane seguenti è divampato un focolaio consistente. Ed è proprio il triangolo Codogno-Cremona-Orzinuovi che ha incuriosito i ricercatori.
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