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LA RIFLESSIONE

La mobilità sostenibile non resti uno slogan

Gli interessi in gioco sono importanti e tutti legittimi, ma sarebbe anche arrivato il momento di parlare chiaro e spiegare chiaramente in quale direzione si vuole andare

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

06 Aprile 2019 - 11:18

La mobilità sostenibile non resti uno slogan

di Luca Puerari

La mobilità del futuro deve essere ecologica e sostenibile. Meno automobili in circolazione, trasporti pubblici più efficiente, più piste ciclabili. Chi non è d’accordo con questi auspici alzi la mano? Peccato che dalle enunciazioni di principio - largamente condivisibili - poi si debba inevitabilmente passare ai fatti. Qui la vicenda si complica. A Cremona stanno arrivando in gran numero le colonnine per la ricarica delle auto elettriche; ce ne sono ormai una decina collocate in varie zone della città da Enel X e altre verranno installate anche dal gruppo A2a nei prossimi mesi. A questo punto mi faccio la domanda che - immagino - si facciano in tanti: quando arriveranno anche le auto elettriche? In città se ne vedono pochine ed è difficile ipotizzare un boom a breve.
In questi casi si analizzano i pro e i contro, come amano dire i 5 Stelle si potrebbe azzardare un’analisi costi-benefici. Beh, viaggiare con un’auto elettrica ha certamente molti vantaggi: produrre zero emissioni deve essere una bella sensazione, ma anche il silenzio del motore non è cosa da poco, per non parlare della soddisfazione che si potrebbe provare a circolare in una zona vietata alle auto inquinanti. E poi c’è il portafoglio: l’elettricità costa meno del petrolio. E allora tutti a comperare un’auto elettrica? Eh no... sarebbe troppo facile. In effetti qualche controindicazione c’é: il prezzo delle auto elettriche - in generale, al netto della casa produttrice - non è certo concorrenziale e una politica degli incentivi - invocata da più parti - fatica a decollare; un altro tema importante è quello dei viaggi extraurbani, che vanno pianificati con attenzione giusto per non restare a piedi andando a caccia di una stazione di ricarica.

E qui torniamo al punto di partenza: le colonnine. Per capire meglio di cosa stiamo parlando qualche numero non guasta: secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili anche in rete, in Italia ci sono circa 4.200 stazioni pubbliche per la ricarica delle auto elettriche. Il numero delle colonnine, in rapporto al numero degli abitanti, relega il nostro Paese nelle posizioni di coda in Europa. Sulla scorta di questa situazione - che delinea un quadro di grave ritardo - non stupisce affatto che alcune importanti società energetiche del settore stiano investendo nelle stazioni di ricarica. Costruire una rete di distribuzione del carburante elettrico capillare e funzionale è la condizione senza la quale ogni discorso sulla mobilità elettrica crolla in partenza. Ma non basta: servono appunto incentivi più importanti, magari anche a livello locale, perché l’auto elettrica non sia - o resti in futuro - un prodotto di nicchia riservato ai benestanti. La mobilità del futuro in chiave ‘green’ - almeno al momento - è ancora un contenitore ricco di buone idee e progetti che però vanno implementati. Insomma, la rivoluzione ecologica della mobilità non sembra proprio dietro l’angolo. C’è molto da fare. Tra i primi interventi si dovrebbe mettere mano al trasporto pubblico che, laddove funziona - penso a Milano - toglie dalle strade un gran numero di automobili. A Cremona solo il 5 per cento utilizza i mezzi pubblici: è un dato che obbliga a una riflessione. E non è possibile liquidare la questione con il solito tormentone dei cremonesi che vogliono arrivare con l’auto fino dentro a un negozio. Serve una frequenza maggiore delle corse, soprattutto dai quartieri periferici verso il centro cittadino, la stazione, l’ospedale, le scuole. Serve una maggiore puntualità del servizio. Poi anche le abitudini possono cambiare. Non solo. Se vogliamo parlare di mobilità ecologica e sostenibile in modo credibile è necessario affrontare una volta per tutte e in modo chiaro il nodo della zona a traffico limitato che scatena polemiche a Cremona come a Crema. C’è chi vuole il cuore cittadino tutto chiuso alle auto, chi vuole il centro totalmente attraversabile e chi - per non scontentare nessuno - decide di non decidere o sceglie di non scegliere, a seconda del ruolo che riveste. Gli interessi in gioco sono importanti e tutti legittimi, ma sarebbe anche arrivato il momento di parlare chiaro e spiegare chiaramente in quale direzione si vuole andare. Diversamente si corre il rischio di ridurre la ‘mobilità ecologica e sostenibile’ a uno slogan vuoto.

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