L'ANALISI
21 Luglio 2015 - 13:05
Il sit in dei genitori davanti al palazzo vescovile
CREMA - Ha fatto un passo indietro rinunciando a ospitare i profughi alle ex Ancelle «per evitare possibili spaccature e ulteriori divisioni all’interno della comunità cristiana», ma non rinuncia certamente «al progetto dell’assistenza ai profughi, a cui la Chiesa non può sottrarsi, pena la perdita di credibilità». Il vescovo Oscar Cantoni è tornato con queste parole sull’«episodio molto increscioso che ha scosso la comunità cristiana ma anche l’intera città». Così ha definito ieri, intervenendo a Radio Vaticana, la protesta di alcuni genitori di bambini iscritti alla scuola diocesana, andata in scena la settimana scorsa davanti alla curia vescovile: se i profughi fossero rimasti nell’edificio che ospita anche l’asilo, minacciavano, avrebbero ritirato i loro figli.
Una protesta — subito diventata anche un caldissimo caso politico — che ha portato a la Curia a fare un passo indietro («non per codardia», come aveva scritto lo stesso vescovo all’indomani della decisione) e a individuare una nuova struttura dove ospitare provvisoriamente i profughi, cioé il rifugio San Martino in via Civerchi.
«Si trattava di una protesta — ha spiegato ancora il presule nell’intervista radiofonica — scaturita dal fatto che la Caritas diocesana, su segnalazione della prefettura di Cremona, aveva deciso di ospitare alcuni profughi in locali adiacenti alla nostra scuola dell’infanzia, ma da essi del tutto indipendenti».
«I responsabili — ha sottolineato poi il vescovo ricostruendo la genesi della spinosa vicenda — si erano preoccupati affinché tra gli spazi riservati ai profughi e quelli normalmente adibiti alla scuola dell’infanzia ci fosse un’effettiva sicura separazione. Due corpose porte blindate, infatti, avrebbero impedito ogni accesso e quindi la possibilità che i profughi potessero in qualche modo invadere i luoghi assegnati ai bambini».
«Inoltre — ha proseguito Cantoni — l’ambiente che si voleva assegnare ai profughi era stato ispezionato dalla locale Asl, la quale l’aveva giudicato perfettamente conforme alle condizioni igieniche richieste».
Il vescovo di Crema ha poi spiegato perché, di fronte a queste veementi proteste, abbia deciso di venire incontro alle richieste delle famiglie. «Vista l’impossibilità di ogni dialogo e confronto con le famiglie da parte dei responsabili della Caritas, ho rinunciato umilmente a dare il via all’iniziativa per evitare possibili spaccature e ulteriori divisioni all’interno della comunità cristiana, quindi per difendere e promuovere l’unità della Chiesa, che è il bene più grande».
«Tuttavia — ha aggiunto con decisione — non intendo rinunciare al progetto dell’assistenza ai profughi, a cui la Chiesa non può sottrarsi, pena la perdita di credibilità».
«Ho preferito perciò trovare altre possibili soluzioni, anche se non è facile, vista l’urgenza che richiede soluzioni immediate».
CREMA - La protesta dei genitori era montata lunedì scorso, dopo che si era diffusa la notizia che 22 migranti erano ospitati nell’ex convento delle Ancelle, adiacente alla sezione della scuola materna Carlo Manziana di via Bottesini, e che i lavori di ristrutturazione servivano per aprire le porte ad altri arrivi. Il giorno dopo la tensione si era alzata ulteriormente con una manifestazione davanti al palazzo vescovile. Dicevano: «Non siamo contro l’accoglienza, ma non è questa la struttura idonea, in termini di sicurezza». E prima di sciogliere la manifestazione, l’ultima fase della protesta: una raccolta firme, con la quale il comitato segnalava la situazione al Vaticano. Mercoledì un gruppo di residenti del centro (e non), aveva cavalcato la protesta improvvisando una raccolta firme in calce a quella che hanno spiegato essere «una lettera di diffida indirizzata ai vertici della diocesi, della fondazione Manziana, del Comune, della prefettura e dell’Asl», in cui — in sostanza — lamentavano la mancata comunicazione dell’intento di istituire un polo d’accoglienza in centro città e chiedono di valutare bene le strutture in cui ora i profughi saranno trasferiti». Prima del passo indietro della Curia, inoltre, erano stati fatti circolare anche volantini anonimi pesantemente critici con la politica di accoglienza e che invitavano a un ulteriore presidio davanti alla curia.
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