L'ANALISI
12 Aprile 2015 - 05:45
Elisa Mangili
CREMONA - E’ uscita a metà pomeriggio da casa sua, tra via Garibotti e via Magenta, dietro S. Ilario, nel cuore della città. E’ stata aggredita da un uomo, straniero, di colore, che prima le ha afferrato la borsa che portava in spalla, poi l’ha strattonata e l’ha fatta cadere. Infine, per vincere la sua resistenza, le ha sferrato un pugno all’altezza dello zigomo e l’ha lasciata a terra tramortita, prima di fuggire e far perdere le proprie tracce. E’ accaduto venerdì a Elisa Mangili, 38 anni, mamma di tre figli (di 16, 12 e 3 anni). Che ora, con coraggio, racconta quanto ha già denunciato ai carabinieri e al Pronto soccorso dove è stata sottoposta ad esami e accertamenti. Le è stato messo un collare protettivo, da portare per dieci giorni. Basterebbe vedere i lividi sul suo volto per capire la gravità di quanto le è accaduto.
Elisa Mangili, chi le ha procurato quei lividi?
«Sono stata aggredita da un uomo, sui trent’anni credo, venerdì pomeriggio, verso le 17. Ero appena uscita di casa, stavo per raggiungere la mia auto in via Magenta. Quando un uomo, di colore, in bicicletta, mi è giunto alle spalle».
Le ha rubato la borsa?
«Mi ha preso la borsa che tenevo sulla spalla, mi ha fatto girare. Ho cercato di difendermi, di tenere stretta la mia borsa nera. Lui mi ha tirato un pugno in faccia e mi ha buttata per terra. Ha preso la borsa con tutto quel che c’era dentro (soldi, documenti) ed è fuggito».
E lei che cosa ha fatto?
«Per prima cosa ho chiamato mio figlio che era in casa. E’ sceso e mi ha aiutata. Poi alcuni vicini mi hanno dato una mano, uno di loro mi ha accompagnata al Pronto soccorso».
Che cosa le hanno fatto?
«Esami, accertamenti. E mi hanno curato i lividi sul volto, sotto l’occhio dove mi è arrivato il pugno, e sul mento che ho sbattuto cadendo. Più altre contusioni un po’ ovunque».
Ha ritrovato poi la borsa?
«No, mio figlio con alcuni suoi amici ha girato ieri sera, sperando che il mio aggressore l’avesse abbandonata da qualche parte con i documenti, ma invano. Naturalmente, ho dovuto fare la denuncia e devo rifare carte d’identità e patente».
E’ la prima volta che le capita un’esperienza del genere?
«No, purtroppo, avevo subito una rapina nel 2001 quando gestivo un bar in via Palestro. In quella occasione ero stata anche legata. Era stata un’esperienza durissima. Avevo lasciato il bar e l’attività anche in seguito a quell’episodio».
E adesso come si sente?
«Amareggiata, spaventata. Sì, molto spaventata».
Che pensieri le vengono?
«Trovo assurdo che di pomeriggio in pieno centro possa accadere una cosa simile. E come donna non posso guardarmi sempre alle spalle, di giorno e di notte. Ho fatto in passato anche un corso di autodifesa, è utile, anche se in certi momenti è difficile fare mente locale».
Ha ancora paura?
«Sì, molta. Non sono certo razzista, ma mi chiedo se non sia il caso di aumentare i controlli. Ho ricevuto molta solidarietà in queste ore, ma credo che così non si possa andare avanti».
Vuol dire qualcosa alle donne, alle mamme e alle ragazze?
«Di fare sempre attenzione, di pensare alla sicurezza, prima di tutto».
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