SOS ACQUA
18 Ottobre 2014 - 11:33
CREMONA - Organizzati, dallo spessore criminale provato dai molteplici precedenti penali, specializzati anche nello ‘scalare’ i palazzi come acrobati della razzia, potevano contare su basisti locali per informarsi sugli obiettivi e assaltavano solo dimore di alto livello: ville lussuose e appartamenti di persone facoltose dove sapevano di poter trovare refurtiva di valore, esercizi con slot machine e sale giochi, tabaccherie e bar ad elevata frequentazione, aziende, ospedali e cliniche. E hanno colpito, stando almeno alle risultanze investigative raccolte dai carabinieri di Piacenza che li hanno incastrati, anche a Cremona e nel Cremonese: più furti negli ultimi due anni, certamente fra dicembre 2013 e gennaio 2014 in alcune abitazioni di noti professionisti residenti in centro e di sicuro anche — sempre nel gennaio 2013 — alla casa di riposo di Soresina. A chiudere il cerchio intorno alla banda, all’alba dell’altro ieri con un blitz congiunto coordinato dalla procura della Repubblica piacentina, sono stati una cinquantina di militari del Comando provinciale emiliano: fra il capoluogo, Lodi, Gragnano Trebbiense, Gossolengo, Cadeo e Podenzano, a conclusione di un’articolata attività di monitoraggio condotta dagli specialisti del nucleo investigativo del reparto operativo, sono finiti in manette in otto e altre 19 persone sono state denunciate a piede libero. Ventuno le perquisizioni domiciliari. Gli inquirenti, che terranno una conferenza nei prossimi giorni e che ipotizzano, nel capo di accusa e a vario titolo, ‘l’associazione a delinquere finalizzata ai furti e alla ricettazione’ ma anche la ‘detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio’, hanno ricostruito attraverso appostamenti e intercettazioni le azioni di un gruppo malavitoso capeggiato da cittadini italiani che, però, si avvaleva di ‘manovalanza’ albanese e di una fitta rete di insospettabili ricettatori. Alla gang, per il momento e in attesa di ulteriori sviluppi, vengono contestate 47 incursioni, con responsabilità differenti da soggetto a soggetto teorizzate anche sulla scorta del materiale sequestrato durante l’operazione: attrezzi atti allo scasso — tra cui flessibili e il famoso ‘grimaldello bulgaro’ che consente di aprire ogni porta, anche quelle blindate — e gioielli in oro, pellicce e quadri.
Capitolo a parte, quello dei basisti: sempre secondo i riscontri accumulati dall’Arma, sarebbero stati lautamente pagati. Del resto, quella rete era ritenuta fondamentale dai malviventi — fra i quali spiccano i nomi di personaggi legati alla vecchia mala piacentina, uno su tutti conosciuto come ‘l’uomo ragno’ —, consapevoli che poter sfruttare la ‘dritta’ giusta è spesso garanzia di potersi muovere nel posto giusto al momento giusto.
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