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Musalla, ecco perché e i costi

Intervista con Dhaouadi: pronti 400 mila euro per il nuovo centro

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

08 Ottobre 2014 - 12:46

Musalla, ecco perché e i costi

Bouzaiane Dhaouadi

CREMA - Non ha problemi a presentarsi in redazione, parlare della comunità islamica cremasca, snocciolare numeri che riguardano l’esborso economico per la costruzione della musalla. In definitiva, non ha remore nel confrontarsi con la città, seppur attraverso le colonne di un giornale. Bouzaiane Dhaouadi, 47 anni — tunisino residente a Ombriano, sposato con una donna cremasca e padre di due figli, intermediatore finanziario tra l’Italia e i paesi arabi — si fa portavoce della comunità islamica a Crema, della quale è presidente, a cominciare dai chiarimenti rispetto al proprio ruolo nella vicenda della musalla: «Tengo a precisare che non sono io a guidare le preghiere e non ricopro cariche religiose. Io sono solo il tramite tra la mia comunità e il Comune di Crema».

Cosa pensa del polverone sollevato dalle polemiche riguardo il nuovo luogo di preghiera? «Mi stupisce solo una cosa. Noi non siamo comparsi dal nulla in questo momento. Da 17 anni, dal 1997, preghiamo in via Mazzini. La mia idea dei cremaschi non cambia per i commenti di questi giorni. Quando sono arrivato nel 1990 non ho avuto difficoltà nell’integrazione e, ancora oggi, non ne ho. Ma quel che la mia comunità non riesce a comprendere è questa ostilità nei confronti del nuovo luogo di preghiera. Sembra che Crema sia fuori dal mondo. Ovunque in Italia, le comunità islamiche hanno una musalla in cui pregare, anche vicino a noi. Lodi, Cremona, Treviglio e Soresina ne hanno una. Perché Crema non può? I cremaschi forse temono qualcosa che, in realtà non conoscono. E qualche forza politica, come la Lega Nord ad esempio, cerca di convincere soprattutto le fasce più deboli (come gli anziani) che la musalla sarà un covo di terroristi, ma non è così. Noi vogliamo solo pregare in uno spazio adeguato».

A questo proposito, può chiarire la differenza tra Musalla e Moschea? «A Crema non sorgerà nessuna moschea. Noi chiediamo una musalla di 300 metri quadrati. Il 99% dei luoghi di preghiera musulmana in Italia lo è. Contro le sole due moschee di Roma e Segrate. Perché si possa definire moschea, l’edificio deve avere ampi spazi e il minareto, dal quale richiamare i fedeli alla preghiera».

Dite che vi accollerete l’intera spesa della realizzazione. Di quale cifra stiamo parlando? «Costerà 400mila euro e sarà interamente finanziata dalla comunità islamica cremasca. Dagli anni ‘90 stiamo raccogliendo le offerte alla preghiera del venerdì. Denaro puntualmente depositato su un conto corrente destinato al solo finanziamento del nostro nuovo luogo di preghiera. Oltre alle offerte, anche le altre comunità islamiche sparse sul territorio ci aiuteranno, così come noi abbiamo fatto con loro. Sono tanti soldi, ma ce la faremo».

Da quanto state chiedendo una Musalla? «Dall’amministrazione Ceravolo. All’inizio degli anni ‘90 eravamo solo una ventina, ma poi il flusso degli immigrati è aumentato e abbiamo chiesto un trasferimento. Fu proposta l’area di Ombriano, accanto alla zona dove oggi è sorta la sede dei testimoni di Geova. Ma noi eravamo in pochi e non avevamo abbastanza denaro. Quindi siamo rimasti in via Mazzini, ripiegando sulla colonia seriana, nel mese di Ramadan e al venerdì, quando la preghiera è più affollata. Ora il problema si ripresenta: a fine anno scadrà il contratto d’affitto dei locali di via Mazzini e dovremo pensare a un’alternativa provvisoria, in attesa della nuova Musalla».

Come ha reagito la comunità islamica alle critiche dei cremaschi? «Siamo dispiaciuti, perché a volte si commentano con leggerezza fatti che in realtà non si conoscono. I giovani sono più arrabbiati, non capiscono questa avversione. Ma escludo la possibilità di reazioni forti o smisurate alle critiche ricevute».

Si sente di lanciare un appello ai cittadini contrari alla Musalla? Sarebbe disposto a un confronto pubblico con loro? «Nessun appello. Sono disponibile al confronto diretto. A patto che ci si rispetti reciprocamente».

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Commenti all'articolo

  • alexfusar33

    08 Ottobre 2014 - 18:32

    Dopo 2 anni di silenzio, con la sindaca lasciata sola a combattere una battaglia difficile ma affrontata con insistenza che va ben aldilà del fine comune dei suoi cittadini, d'un tratto ecco dispiegate le truppe cammellate dei sinistrorsi locali e con tutto l'armamentario classico di cui sono capaci. Non solo il partito si è (finalmente) schierato, con volantinaggio ufficiale in città, ma anche i soliti comitati di quartiere, prima voce il neo consigliere comunale, e poi le associazioni (para) democratiche come la rete scuole ed ancora il (presentabile) rappresentante delle comunità islamiche che (pure lui in inspiegabile ritardo) esige i suoi diritti ma sempre dimenticando i relativi doveri, e nei prossimi giorni leggeremo di quant'altro in organico. Un bombardamento sistematico frutto di vecchi sistemi comunicativi collaudati in decenni di opposizione ed ora schierati a valanga come supporto di una rivendicazione tenuta (volutamente) nascosta in campagna elettorale. VERGOGNA al cubo!

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