SOS ACQUA
21 Giugno 2014 - 11:34
La baby gang in azione a Crema
CREMA - Un minorenne problematico, autore di alcune scorribande che hanno creato allarme nelle comunità scolastiche, è stato sottoposto a una misura cautelare emessa dal Tribunale dei minorenni di Brescia.
Il ragazzo è infatti l'autore di numerosi episodi di violenza, alcuni dei quali accertati senza ombra di dubbio, e di piccoli atti criminali a danno di studenti degli istituti superiori di Crema. Nonostante gli episodi siano episodi di 'criminalità minore' e di piccola entità, sono di grande gravità i reati che ha accumulato il giovane bullo, diventato punto di riferimento di una vera gang che imperversava negli ambienti giovanili; i casi più eclatanti sono quelli, ricostruiti dagli investigatori della polizia di Stato di Crema, che lo hanno visto protagonista di due rapine con vittime coetanei.
Il primo episodio contestato è quello della rapina di quaranta euro, avvenuta in via Macello nell'aprile scorso, quando il giovane, in compagnia di un amico non ancora identificato, ha minacciato e poi strattonato un coetaneo appena uscito da scuola, prelevandogli con la forza il portafogli dalla tasca ed estraendone il contenuto. La seconda circostanza, ancora più grave, lo ha visto autore di una rapina e di un pestaggio all'interno di un istituto scolastico, nel quale si era introdotto con alcuni complici eludendo la sorveglianza dei dipendenti della scuola.
L'episodio, del mese scorso, aveva causato particolare disturbo nella comunità scolastica per la spregiudicatezza con la quale la 'baby gang' – composta da tre ragazzi e due ragazze - aveva operato. In quell'episodio la vittima della rapina aveva riportato anche la frattura di un dito della mano e la contusione delle ossa nasali.
Al termine degli accertamenti svolti dal Commissariato e delle compiuta ricostruzione della personalità violenta del sedicenne tunisino, che aveva già accumulato altri precedenti per rissa, lesioni personali e ricettazione, il giudice del Tribunale dei Minorenni di Brescia ha ritenuto necessario collocarlo in una comunità di Brescia, per prevenire nuove azioni delittuose anche caratterizzate da violenza, in attesa dell'esito dei processi.
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