L'ANALISI
15 Giugno 2014 - 07:39
SERGNANO - Il progresso ‘vince’ sul passato. Parafrasare il titolo della mostra Progresso e Passato, che ha esposto a fine maggio a Cremona i reperti rinvenuti dagli scavi tra il 2010 e 2011 lungo il cantiere del metanodotto Cremona – Sergnano può servire a raccontare ciò che sta per succedere a 66 siti archeologici distribuiti su poco più di 70 chilometri del nostro territorio.
Il metanodotto andrà a confluire nella nuova centrale di stoccaggio del gas a Sergnano, dove tra circa tre mesi gli scavi saranno chiusi e il cantiere potrà proseguire nei lavori, ‘inghiottendo’ una villa del I secolo d.C, altri due scavi del IV e V secolo a.C e un sito preistorico. Gli archeologi stanno tuttora lavorando nell'area delle Cascinazze vicino al confine con Capralba, a quanto sembra all’insaputa dei sergnanesi. A sollevare la questione è il consigliere di minoranza Enrico Duranti, che unisce alla sua segnalazione alla Soprintendenza, la richiesta di consentire al pubblico una serie di visite guidate ai siti archeologici, prima della chiusura definitiva.
L’unica certezza, al momento, è che tutti gli scavi del tratto coinvolto dai lavori del Cremona-Sergnano saranno ricoperti e il metanodotto attraverserà la villa romana, la tomba celtica e i resti di insediamenti medioevali a Romanengo, la necropoli di Ricengo e tanti altri tesori storici distribuiti sul nostro territorio. Una volta iniziati i lavori per la nuova centrale, questo patrimonio storico sarà sepolto per sempre.
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