L'ANALISI
25 Marzo 2025 - 05:15
Nel riquadro Gessica Martinelli
SONCINO - Non sono belle solo le storie infinite. E, anzi, sono forse più brillanti quei racconti che restano nel cuore proprio perché si concludono all’improvviso, lasciando il lettore spaesato ma con le pagine lette fin lì a fargli compagnia. Dev’essere stata simile la sensazione provata dai soncinesi alla notizia della chiusura definitiva del Chinaski. Era l’ultima libreria di Soncino ma anche il primo caffè letterario nella storia del borgo. Un’esperienza e un esperimento, un’avventura e un ‘viaggio inaspettato’ che si è chiuso prima del previsto, falcidiato dall’ e-commerce.
Gessica Martinelli ci ha creduto sino alla fine e nei giorni scorsi ha salutato gli appassionati dell’inchiostrato con un lungo abbraccio e zero rimpianti: «Non sono mai scesa a compromessi sulla qualità dei libri da mettere sugli scaffali. C’è sempre stato solo quel che valeva la pena di leggere. Ma la verità è che è stato un lusso poter stare al lavoro fra i libri, consigliarli a clienti fantastici e leggerli». Beninteso, il percorso continua, solo in una forma diversa: «Abbiamo un vivace gruppo di lettura e non intendo abbandonarlo, semplicemente cambieremo sede». E per il futuro una speranza, benché fioca, c’è: «So che qualcuno ci ha già pensato ma la mia speranza è che davvero questa eredità venga raccolta – ha commentato la consigliera delegata alla Cultura Roberta Tosetti –. Il Chinaski è stato un luogo unico per tutti quei soncinesi che volevano ‘toccare con mano’ il libro e l’essenza stessa della cultura. L’audacia di proporre filoni non tradizionali, come i nuovi fantasy o gialli ricercati, è stata un’espressione ulteriore della loro innovazione. Io stessa, da lettrice appassionata, mi chiedo dove andrò adesso. Ci mancherà davvero, perdiamo tanto».
Il Chinaski ha aperto nel 2017. Non ieri, ma nemmeno una vita fa. L’avventura è stata relativamente breve ma ricca di momenti memorabili, di grandi ospiti, di serate culturali che Soncino una volta si sarebbe solo sognata, persino di nuove mode lanciate ma, soprattutto, quella libreria che omaggiava in modo elegante e poco appariscente Bukowski è stata un’esperienza dirompente, non solo in un settore sfortunatamente letargico come quello editoriale ma anche e soprattutto originale proprio in quel ‘borgo più bello d’Italia’ che, sorprendente, nemmeno nei suoi anni d’oro, aveva mai avuto un caffè letterario. E che ora, comunque, non ce l’ha più. E se è per questo non ha nemmeno una libreria in generale, se non si conta l’edicola di Aldo Gallina in via Orefici, che certo tomi ne ha ma si rivolge a un pubblico ben diverso.
Come detto, un bell’esperimento. Che però non ha dato i frutti sperati. Culturalmente sì, ovviamente, ma si intende dal punto di vista meramente economico. Se non capito o fuori dai tempi non lo si saprà forse mai: «Eravamo partiti associando ai libri la caffetteria, eliminata lo scorso anno. Abbiamo fatto un percorso fantastico ma il capitalismo, il periodo storico, Amazon, le generali difficoltà del settore hanno portato a questo finale. Purtroppo – racconta l’ultima libraia soncinese – il grande mercato ha vinto. Una piccola realtà indipendente, ormai è chiaro, fa troppa fatica a sostenere i costi». L’etica come faro a discapito del guadagno: «Esposta volevo la qualità, il resto si poteva ordinare».
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